IL PLASTICO DELLE CURVE NUOVE

  di Maurizio Allegra e Pietro Sedoschi

 

testo di Massimo Cecchetti su traccia degli Autori -  foto degli Autori

 

Un plastico che stupisce ogni volta che lo si guarda. I due Autori, infatti, hanno voluto riprodurre, anzi letteralmente “clonare” dal passato, un plastico originale RR apparso su H0rivarossi, nell'ottobre-dicembre del 1960. L'eccezionalità del manufatto consiste che tutto, nel plastico, è originale per componentistica, modello, tipologia, progressione temporale e che lo datano esattamente negli anni in cui la Rivista lo presentò al pubblico. E' stato necessario un grandissimo lavoro di ricerca per reperire i materiali originali e coevi indispensabili.  Edilizia, armamento, deviatoi, semafori, catenaria, trasformatori, scatole di comando, perfino l'erba, gli alberi, i cespugli, risalgono al periodo 1958-59 “scovati” con grandissimo impiego di tempo e di notevoli risorse finanziarie.

 

Eccolo, in una inquadratura complessiva, il plastico delle “curve nuove” che abbiamo chiamato così per diversificarlo, senza confonderlo, col plastico delle curve apparso sulla nostra sezione dedicata ai plastici originali Rivarossi Plastico_Delle_Curve.

La foto, volutamente virata in BN, ci permette, in un'unica inquadratura, di comprendere appieno l'enorme lavoro svolto dai due Autori. Sembra letteralmente di trovarci di fronte al plastico originale e la nostra memoria visiva ci riporta immediatamente alle foto apparse sui numeri 40 e 41 di H0rivarossi. Gli accessori, la componentistica elettrica, gli edifici, il materiale rotabile collocano incondizionatamente il plastico in bilico  tra gli anni 1958-59.  Da questa prima occhiata appare anche evidente come, nonostante il modesto ingombro (160x160 cm) i tecnici Rivarossi elaborarono un impianto in grado di offrire movimento di convogli, ricovero di locomotive in appropriate rimesse, binari di raddoppio, adeguati tronchini per il traffico merci il tutto in un'area collinare serena e operosa. Era così appagata la regola più importante per un plastico Rivarossi: stimolare, suggerire, invogliare la Clientela ad acquisti mirati, prolungati nel tempo e concatenati tra loro.

 

 

Ma cominciamo dall'inizio. Nella stessa inquadratura della precedente vediamo il plastico in una fase di avanzamento dei lavori con il piano di appoggio dei binari in legno compensato di 12 mm. E' visibile il grande muraglione in pietra per il contenimento del sopraelevato di Bellaria. La curvatura del legno di supporto occuperà una buona dose della infinita pazienza degli Autori. Tracciato e impianto elettrico sono quasi ultimati e in alto è visibile un provvisorio RT2 assieme alle scatole di comando scambi e segnali Pb1 e Pb2. Non sono ancora presenti a Cecina due semafori SB2 e sul plastico mancano ancora ben 5 scambi, ordinati in rete. Al momento dello scatto sono ancora in viaggio per cui ne vediamo la sola massicciata (Peco), già allestita per l'accoglienza. Sul tavolato sono visibili le tracce a matita di Cecina mentre Bellaria che, non essendo più reperibile in rete dovrà essere integralmente ricostruita, ha  già pronto per ora il solo marciapiede a mezzaluna. Ma ne riparleremo più avanti. I nostri due Autori, invece, scopriranno che per mantenere la geometria necessaria del tracciato i tecnici di Como furono costretti a ridurre in lunghezza tre spezzoni di rotaia.

 

Ancora lavori in corso. La 851 sta testando, una volta di più, conduciblità elettrica, correttezza del tracciato, percorribilità della livelletta piuttosto alta (3,5%) ma in un contesto dove le motrici non dovevano trainare convogli particolarmente pesanti . In primo piano è già stato approntato il passaggio stradale per accedere a Cecina. Il vicino semaforo SB2 è al momento ancora scollegato dal suo cavetto mentre il terreno erboso è in lavorazione. E' ben visibile però il tratto solamente dipinto in verde in attesa dell' incollatura dell'erba Faller.

 

 

Il tracciato come apparve al lettori di H0rivarossi n.40 nell'articolo pubblicato dopo l'esposizione alla Fiera del Giocattolo di Milano nel 1959. Il tracciato rappresenta l'evoluzione di un progenitore simile ma più modesto e presentato a Milano l'anno prima (H0rivarossi n.26 – giugno 1958). Sono correttamente indicate, con l'abituale simbologia rivarossiana, i diametri delle curve, le posizioni degli sganciatori e degli scambi, i tratti in galleria ma non sono indicate le tre rotaie frutto dell'intervento manuale dei tecnici di Como, probabilmente per non impensierire troppo o scoraggiare i giovani appassionati fermodellisti del tempo o perché mancava l'adeguata simbologia.

 

 

 

 

L'AUTOCOSTRUZIONE DI BELLARIA.   La stazioncina, risultando introvabile, ha dovuto essere ricostruita integralmente e raffigura un modello di fantasia dato che al vero l'autentica “Bellaria” non esiste con questa configurazione. Nel riquadro piccolo la stessa FV nel catalogo generale 1957.  L'autocostruzione dell'edificio fa riferimento ai disegni costruttivi  del modello, datato 1956, e con l'uso degli stessi materiali usati da Modital: pareti di faesite di 3 mm e listelli di legno di svariate sezioni. La struttura perimetrale è stata rivestita da un rarissimo foglio di mattoni originale (carta per modellisti - SFN 476 - Lire 600) fortunatamente in possesso degli Autori. Fanno la loro comparsa anche le classiche porte e finestre, identiche alle originali, realizzate in polistirene bianco e con le persiane dipinte in verde. Sulla fascia bianca del marcapiano sono applicate le decals, realizzate per l'occasione: “Bellaria” assieme alle altre: “capostazione”, “entrata”, “carabinieri”. Il tetto originale a due falde (SFN 921/2) è completato dal camino e dai pluviali. Sul marciapiede apparivano anche la fontanella e la staccionata, così caratteristiche, mentre le foto del plastico la mostrano senza.  Gli Autori hanno preferito attenersi alle foto del plastico e dunque sono scomparsi dal marciapiede entrambi gli accessori. Per la stazioncina fu preparato dai tecnici Rivarossi anche uno speciale marciapiede “a mezza luna” realizzato ad hoc e che conteneva anche due pali di catenaria, ovviamente imitato in questa nuova edizione.

 

L'autocostruzione del marciapiede di Bellaria per adeguarlo al tracciato in curva del plastico.  Il manufatto poggia su una superficie “non in piano” (altimetria da 20,5 cm a 18,5 cm in circa 60 cm di tratto di binario) per cui è stato necessario compensare il dislivello per rendere perfettamente orizzontale Bellaria. Alla banchina sono stati aggiunti tre gradoni sul lato strada. Ed infine sono stati assicurati al marciapiede due pali di linea aerea indispensabili per la continuità della catenaria. Un anticipo di quanto faranno a Como nel 1960 per applicare la palificazione alle banchine in plastica del Sistema Rivarossi.

  

 

L'avventura di Cecina per arrivare sul plastico è stata diversa. Il modello è originale, risalente agli anni '50, realizzato da Modital e letteralmente conquistato dopo una furibonda, combattuta e dispendiosa asta. L'imballo, particolarmente fragile, non ha garantito un arrivo integro del modello che si presentava con un esteso danneggiamento al tetto. E' stato necessario, ovviamente, un accurato lavoro di restauro e ridipintura. E' interessante notare il sistema costruttivo del tempo, basato su listelli di legno e fogli di faesite e dove solo dal 1956 appariranno porte, finestre ed accessori in plastica. Sarà l'ultima evoluzione dell'edificio  Modital, sostituito, nel 1960, dalla meravigliosa serie di edifici totalmente in plastica che tutti conosciamo. Anche per Cecina i nostri Autori costruiranno un adeguato marciapiede a mezzaluna.

 

 

L'IMPIANTO ELETRICO e i COMPONENTI ELETTROMECCANICI

 

I componenti elettrici ed elettromeccanici sono totalmente originali (1958-1959), quasi sempre contenuti nelle loro scatole e ancora perfettamente funzionanti. Sono stati reperiti in tutti i modi possibili: giacenze nel magazzino degli Autori, scoperti in rete, acquistati da amici, scovati nei mercatini. Solo i deviatoi hanno presentato qualche problema di recupero. Ne servivano ben 9 (e tutti uguali!) e solo dell'unico tipo in commercio fino al 1959, quelli con l'uscita laterale dei cavi (l'anno successivo saranno sostituiti da quelli a marmotta trapezoidale). I semafori sono tutti SB2 e tutti azionati dalle relative scatole Pb2 e naturalmente (...viene da dire ovviamente) mediante i cavetti FP3/A .

 

I due trasformatori RT2 sono sfortunatamente accoppiati ad un solo Vametro. Una concessione al plastico originale: i VAmetri erano due ma per il secondo ne è stato previsto, per il momento, solo il posto in attesa di qualche fortuito arrivo, essendo lo strumento raro e quasi introvabile...). L'impianto elettrico di alimentazione treni è molto semplice: nessun automatismo (il relais 4206 (Trix) apparirà soltanto 3 anni dopo), alimentazione dei treni a 12V cc (uno per ciascuna funzione: rotaie e catenaria) ed alimentazione di scambi, semafori ed illuminazione degli edifici con l'uscita a 15V ca. Il plastico non prevedeva illuminazione stradale o lampioni. Il cablaggio elettrico scorre sotto il telaio e risulta facilmente raggiungibile grazie a botole ed accessi laterali, dove e come previsti dal progetto originale.

 

 

Uno dei due caselli (Vollmer - art.5209) presenti sul  plastico. Ad una prima sommaria osservazione il casello di Bellaria appare essere l'unico. Tuttavia il plastico ne possiede due. Il secondo, particolarmente celato dietro le rimesse del DL, era sfuggito al primo acquisto. Ma le foto originali scoprirono presto la verità: i caselli erano inequivocabilmente due e gli Autori, non senza qualche difficoltà di ricerca, hanno adeguato il plastico alle foto e al progetto di Como.

 

 

Le due rimesse locomotive sono un punto di attrazione irresistibile nel plastico. Sia per la loro posizione, in primo piano rispetto all'osservatore, sia per la loro specifica funzione e bellezza. Sapiamo che Rivarossi era importatore di Vollmer e dunque inseriva volentieri i modelli della casa di Stoccarda. E anche perché mancavano ancora due anni all'uscita della piattaforma e delle rimesse prodotte a Como. Qui vediamo la pagina del catalogo Vollmer 1959, con evidenziata in rosso, anche la prolunga 5717 necessaria a completare la configurazione originale.  Le rimesse Vollmer sono in esatta scala 1/87, per cui è stato anche necessario alzare gli edifici con una fondazione di legno compensato di 5mm per poter far entrare, con tranquillità, catenaria e locomotive elettriche. Fu testata anche una 691 per la sua esuberanza 1/80; se entrava quel mastodonte sarebbero entrate tutte.

 

 

I portali del plastico sono stati costruiti fuori opera per una maggiore comodità e precisione. Fanno uso delle serie più classiche dei cartoncini Faller che sono diversi, nelle cromie, del lato destro e sinistro. La parte iniziale dei tunnels configura anche una superficie in mattoni che darà il passo a cartoncini e superfici nere sulle spallette verticali.  Da notare i profili in pietra, (art. 550) che Faller consigliava per aumentare il rilievo dei cartoncini, piuttosto piatti anche se leggermente goffrati. Interessante l'attacco al muro del cavo portante della catenaria, correttamente dotato di isolatore. In galleria la catenaria Rivarossi è stata sostituita da filo di ferro zincato di diametro opportuno.

 

 

Il segreto di Bellaria... si, Bellaria aveva ancora qualcosa da dirci. Nella foto a pag.12 del catalogo generale 1961-62 è inquadrata una 940 con il suo convoglio passeggeri. Ma osservandola con attenzione i due Autori si accorsero che, all'altezza del muso della locomotiva, proprio all'estremo limite destro dell'immagine, appariva...un innaffiatoio accanto ad una colonnina bicolore. Qualcosa era rimasto nascosto, qualcosa non era ancora stato svelato.

 

 

Tutte le ipotesi vennero vagliate ma non si riusciva a venirne a capo. Finalmente nel buio della memoria dei due Autori emerse qualcosa...WIKING!!! Art. T81/W e T82/W, una “stazione di servizio” piuttosto brutta e giocattolesca prodotta dalla casa tedesca dal 1956 al 1958.  Corredava una piccola serie di accessori dedicati alle aree di servizio stradali. Anche qui ricerca non facile.  Gli Autori ci hanno comunicato anche i ritrovamenti: uno in Olanda ed un altro in America, ma questa volta fortunatamente a prezzi ragionevoli.

 

 

Interessante questa foto. Si tratta di due Badoni (A BL/R) adoperate dagli Autori per collaudare armamento e catenaria senza far correre grandi pericoli al materiale rotabile importante. Ma sono da osservare i pantografi delle due motrici. La prima, a sx, con un pantografo “a ricciolo” in produzione dal 1957 e proposta al traino di start set (I ABL P/R) e la seconda, in scatola di montaggio, con pantografo economico non verniciato, che dal 1961 offriva una “interessante possibilità di trasformazione in locomotiva elettrica con pantografo”.   Che tempi beati!

 

 

LA GRANDE COLLINA      Una grande collina accoglie il tracciato ferroviario. Per la sua costruzione si sono seguite le indicazioni, peraltro simili alle attuali, del plastico originale.  Intelaiatura in listelli di legno, rete per zanzariera di supporto alla carta di giornale e carta porosa per fissare e sagomare al meglio i rilievi. Gli affioramenti rocciosi sono merito della pasta Hydrozell che oltre all'acqua regolamentare è stata rinforzata da un po' di colla vinilica per evitare, una volta asciutta, cretti e fessurazioni. Alle colline sono stati dati prima una mano di verde/marron per poi procedere all'incollatura dell'erbetta (la classica segatura colorata all'anilina), gli stessi materiali adoperati nel 1958/59 e tuttora in produzione. Asciutto lo strato verde di erbetta si sono aggiunti i cespugli (art. 383), le conifere (art. 318) mentre le tre betulle (art. 355) hanno trovato il loro posto a fianco di Cecina e presso il deposito locomotive.

 

Meritano un accenno particolare anche gli alberi “a palla” presenti a Bellaria.  Dalla forma poco credibile e dal fusto particolarmente striminzito, anche negli anni '60 non rappresentavano il massimo di realismo e ai due Autori venne il dubbio che fossero addirittura opera artigianale dei tecnici di Como. Ma dopo un'accurata ricerca furono scoperti nel catalogo modellisti 1960 (sezione Faller) all'articolo 362/F. Trovarli nel catalogo fu abbastanza facile ma recuperarli invece fu un colpo di autentica fortuna.  Furono scovati a Berlino, presso un anziano fermodellista che li conservava ancora gelosamente. La vendita fu sottoposta ad un piccolo promessa: aggiornare l'anziano berlinese sullo sviluppo del plastico.

 

 

Primo piano dei due tronchini di Bellaria. La 646.019 impegna correttamente il binario di sx, al traino del suo espresso, mentre sui  “binari morti” (nel gergo di Rivarossi) sono in attesa di movimentazione tre carri “refrigeranti” C Hg ed un carro merci chiuso C F25.  La somiglianza con la foto del 1960 è impressionante; perfino la locomotiva elettrica ha i due pantografi in presa come nell'immagine di H0rivarossi.

 

 

La 851.121 sta uscendo dalla galleria lato dx di Cecina. Da notare il rigore costruttivo del portale e la perfetta posa della catenaria. Sulla sx una delle tre betulle del plastico, collocata esattamente dove i tecnici di Como vollero posarla. Da notare, in alto a sx, anche il distributore di carburanti Wiking.

 

L'automotrice a nafta del tipo in servizio sulle FF.SS. (come era definita da Rivarossi nel 1952) mentre sta impegnando il primo binario di Bellaria. Sono visibili due dei tre alberi a palla ed il deposito carburante con distributore, sempre nascosti nelle foto d'epoca. In alto alcune mucche al pascolo, il piccolo rifugio alpino e l'unico veicolo su gomma del plastico.

 

“Un treno merci ed uno passeggeri s'incrociano alla stazione a valle, mentre dalla stazione a monte transita un altro treno passeggeri” Incredibile l'opportunità che questo plastico ci offre: la didascalia è il commento della Redazione di Como alla foto di H0rivarossi N.41 nel dicembre del 1960 (nel riquadro).  Non capita tutti i giorni un'occasione così straordinaria!

 

La realtà romanzesca. L'unità Eld 2 delle Ferrovie Olandesi in visita a Cecina. Il gusto ed il piacere di veder correre convogli anche fuori tempo (il convoglio sarà una novità 1962/63 grazie all'accordo con Trix Espress).  Un piccolo drappello di ospiti saluta la delegazione olandese in visita in Italia mentre un cineoperatore filma la scena. La realtà romanzesca appunto....

 

Ancora una piccola escursione cronologica in avanti: la e428.166 al traino di un convoglio frigorifero. La bellezza della motrice è innegabile, il realismo del convoglio più che evidente. In primissimo piano la “marmotta” in produzione fino al 1959 con i tre cavetti di alimentazione che escono dal centro dell'elettromagnete. L'anno dopo sarà sostituita con una versione più pratica e funzionale.

 

Un primo piano del deposito locomotive con la e646.019 in attesa del turno mentre a Bellaria transita la 625.164 al traino di un convoglio uscito dal tempo. La e424.049 transita sul secondo binario di Cecina con un convoglio passeggeri. Questa composizione fotografica, particolarmente suggestiva e dinamica, sarà ripresa in svariate inquadrature dalla Rivista H0.

 

Licenza poetica!  Anche agli Autori piace giocare con il treno!  In questa foto hanno ricostruito un parco macchine dedicato al vapore. L'ambientazione data la foto al cambio di trazione quando il vapore cominciava a cedere il passo alla trazione termica ed elettrica. I piazzali, quelli veri, cominciavano ad affollarsi di vaporiere, alla fine o quasi della loro carriera.  Ma la Gr 940.014, elegante come non mai, svolge ancora, imperterrita ed efficiente, il suo servizio.

 

 

Eccola!  forse l'immagine più emozionante del plastico che ripaga abbondantemente le fatiche, l'impegno, lo sforzo sostenuti da Maurizio Allegra e Pietro Sedoschi nella ricostruzione filologica di questo straordinario manufatto. Nel riquadro la foto dal catalogo generale 1961/62, pag.12, che invito a vedere per un confronto con l'attuale. Nulla è diverso: dagli alberi a palla alla catenaria, dal semaforo in profondità allo stesso convoglio. Un bel grande lavoro! Complimenti!

 

 

Plastici Rivarossi