IL PLASTICO “IN VALIGIA E NELL'ARMADIO”

 di Massimo Cecchetti

 

Presentati per la prima volta su H0rivarossi nel 1956, i due plastici presentavano una caratteristica unica e inconsueta: erano ambedue allestiti  dentro appositi contenitori di legno, denominati, per le loro dimensioni, “valigia” ed “armadio”. Erano ripiegabili su se stessi, per poter ridurre al massimo i volumi d'ingombro, erano dotati di piani sottoplancia per il cablaggio elettrico e comprendevano un piccolo quadro di comando che escludeva però i trasformatori, posizionati esternamente ai plastici.    La struttura dei contenitori, di non immediata e semplice realizzazione, o forse anche il suo costo aggiuntivo, ridussero probabilmente la diffusione di questa soluzione, peraltro molto interessante.  Il poco spazio degli appartamenti non era un problema da sottovalutare per la commercializzazione della produzione Rivarossi, intimamente legata alla realizzazione di  plastici che, a cascata, avrebbero garantito sviluppi dei volumi di vendita.

In ben tre numeri consecutivi di H0rivarossi (agosto, ottobre, dicembre 1956) vennero dunque presentati, quasi in contemporanea, i due plastici.     Il “plastico nell'armadio” poteva anche essere dotato di piedini, per una più verosimile rassomiglianza ad un piccolo mobile di casa.  Il più piccolo, invece, chiamato il “plastico in valigia” (H0rr n.15-16) occupava, ripiegato, cm 94x70, misure più che tollerate anche nei piccoli appartamenti.   Era veramente piccolo e con un tracciato particolarmente esiguo; convogli ed edifici Modital erano ridotti al minimo: la stazione “Bellaria”, il “posto di blocco” (S 05 sempre troppo grande) e lo “scalo scalo merci piccolo” (S 06),  addirittura sezionato longitudinalmente per esigenze di spazio.

Il semplicissimo circuito del plastico in valigia. I tre tronchini permettevano minime manovre per la composizione dei convogli, mentre il semplice anello fungeva da linea di parata per i convogli formati. Negli anni '60 fu aggiornato con i nuovi edifici Rivarossi.

 

in questa foto, tratta da “20 plastici Rivarossi” Briano Editore – Genova si vede il piccolo “plastico in valigia” appena aggiornato con i nuovi elementi del sistema Rivarossi: Dubino, con banchina terminale e gabinetti, il casello del passaggio a livello, adattato però alle vecchie sbarre esistenti, i nuovi terminali ed il posto di blocco.  Lo scalo merci, a causa del pochissimo spazio disponibile, sopravvisse all'aggiornamento(Modital - S 06).

 

Analizzeremo più dettagliatamente, invece, il secondo plastico, chiamato “Plastico nell'armadio” (H0rr 16-17) decisamente più grande del primo (chiuso mt 1x1,26) e fermodellisticamente più interessante, sia da un punto di vista del tracciato che della rappresentazione del paesaggio.

Il semplicissimo anello con binario di raddoppio è arricchito però da un'asta di manovra, straordinariamente realistica e che, se elettricamente isolata e opportunamente alimentata, avrebbe consentito manovre e composizione dei convogli indipendentemente dai  treni che percorrevano l'anello.   

I tre tronchini di ricovero, assistiti dal grande scalo merci, garantivano un notevole movimento di composizione dei convogli. Splendida l'idea di garantire la continuità elettrica sfruttando, come conduttori, le cerniere.

 

nella foto la prima versione del plastico realizzato interamente con gli edifici Modital.  In alto a dx è visibile il piccolo quadro comandi, privato dei trasformatori, che dovevano essere posizionati esternamente al plastico e collegati ad esso medianti cavetti flessibili. Quasi al centro del plastico è visibile la “chiesetta” (S 034 del 1954).

 

La rivista indica, con estrema precisione,  tutte le fasi di costruzione del contenitore  dando utilissime indicazioni sui materiali, sulle soluzioni tecniche (per avere continuità elettrica), meccaniche (per avere robustezza ed allineamenti) e corredando l'articolo di una esauriente scheda tecnica quotata.

Il contenitore ripiegato poteva simulare facilmente un piccolo mobile di casa ma occorreva però una certa forza per sollevarlo su un adeguato tavolo. Ma, in quegli anni, era cosa ancora abbastanza consueta “giocare”  tenendo il plastico posato sul pavimento.

 

La galleria fotografica di H0rivarossi si limita ad illustrare le  foto senza però dare grandi spiegazioni costruttive.  Forse perché in 4 numeri precedenti, giusto un anno prima, nella costruzione del “Plastico 13”, veniva ampiamente descritta la tecnica  per la riproduzione di ambienti ferroviari, civili e paesaggistici.

Il plastico fu aggiornato nei primi anni sessanta con la sostituzione dei nuovi edifici ferroviari del sistema Rivarossi, appena sfornati da Como, e che ci fanno capire come il plastichino godesse di cura e attenzione.

Il delizioso tracciato, semplice ma efficace, rappresenta, con  notevole realismo, la fluidità di una ipotetica realtà ferroviaria. Nella foto si intravvedono gli (allora) nuovi edifici ferroviari che avevano sostituito i precedenti Modital ad esclusione però della stazione “Doriano”, della grande fabbrica di televisori (S012 ma con una ciminiera rifatta (!?)) e della piccola osteria di campagna (S032).  Come si vede anche gli edifici civili furono sostituiti con nuovi modelli Faller.

Della prima versione rimasero però la stazione “Doriano”, (dato che era stata tagliata longitudinalmente per esigenze di spazio), la relativa banchina sul secondo binario e tutti gli edifici bidimensionali in cartoncino, ricavati dalle tavole pubblicate su H0rivarossi. 

 

In questo campo lungo si notano ancora chiaramente tutti gli edifici Modital della prima versione.  Mentre un convoglio passeggeri transita sul primo binario al traino di una Gr 221, una Gr. 835 impegna lo scalo per le consuete operazioni di manovra. Come sempre, nei plastici Rivarossi, i segnali sono solo uno per binario ma sempre correttamente posizionati sulla mano sinistra.    Ma come segnalato, addirittura da un commento alla foto della Redazione, il convoglio passeggeri impegna, però il binario sbagliato!

Da notare la vivacizzazione della scena con il carico del pianale C Pg  e la catasta di traversine, autocostruita dai tecnici di Como.

 

Altra deliziosa inquadratura dello scalo merci:  la 835 sta per agganciare il pianale che un addetto sta caricando e dove ritroviamo tutti i “carichi” della serie FE:  le due casse in legno, la botte, la damigiana, il bidone del latte. Campeggia, come sempre, l'enorme segnale rotondo del binario sganciatore: penso sia stato progettato in quelle dimensioni più  per vederlo chiaramente sul plastico che per riprodurre una ragionevole (quanto fantasiosa) segnaletica ferroviaria!

nella foto si riconosce il vecchio passaggio a livello Modital, le prime conifere “componibili“ Faller, una WW decapottabile di Wiking, e la staccionata Faller, molto campagnola, molto bianca, molto tedesca e poco ferroviaria. Ma fra poco ci avrebbe pensato Rivarossi!

 

Inquadratura a volo d'uccello del fronte stazione: è in transito il piccolo convoglio passeggeri di centoporte, inesistenti quanto affascinanti, la 835 continua imperterrita le sue manovre, un ferroviere si dirige verso il serbatoio d'acqua “Doriano” ed il posto di blocco, dai serramenti in cartoncino fustellato, è a sua volta l'evoluzione di una versione più rozza e spartana di Modital, prodotto nel 1948 (S 047).

da notare il marciapiede della pensilina smussato per esigenze di spazio

 

Ancora un istradamento errato: la 221 impegna il binario destro e si ferma davanti al segnale che si trova, però, sul binario opposto! Ma nonostante le due locomotive fotografate, la Gr 221 e la piccola diesel A BL, siano di fantasia, la torre d'acqua riveli troppo le sue origini di tornitura lignea, il posto di blocco sia generosamente sovradimensionato ...  il fascino dei treni Rivarossi resta invariato!

 

Chiusura in bellezza!   La stupenda fabbrica (S 012) troneggia sul plastico con i suoi capannoni,  la ciminiera, la palazzina degli uffici.  La ditta Televu s.a. produce a pieno ritmo in piazza Cavour;  un grosso camion sta per partire ed attende la firma dei documenti di viaggio. Una Mercedes è parcheggiata davanti agli uffici: il “capo” è in ditta e tutto fila a puntino!

La splendida insegna murale, opera di Dalla Costa, dà colore e realismo alla costruzione Modital... e non dimentichiamo che sulla parete esterna dell'ultimo capannone Alessandro Rossi ci regala un bel manifesto sui suoi treni Rivarossi!

Che meraviglia!

 

la pigra 835 traina un mini convoglio davanti ad un SB1, un trattore lavora il terreno antistante la fabbrica ed il postino sta consegnando la posta... cosa si può volere di più da un treno elettrico?

 

sul muro esterno dei capannoni della fabbrica “Televu” ancora la svolazzante mano di Dalla Costa... una splendida autocitazione dei treni Rivarossi

 

Plastici Rivarossi