La polemica Rivarossi-Milan/Italmodel

Articolo tratto da Italmodel Ferrovie del agosto 1979

 (testo a commento di Giorgio Giuliani, scansioni di Giampaolo Petazzi)

L'esplosione della polemica tra Enrico Milan editore di Italmodel-Ferrovie e Rivarossi, uno dei punti più neri nel mondo  del fermodellismo italiano.

Corrado Muratore, già socio fondatore della Pocher di Torino, nel 1979 in veste di responsabile commerciale Italia per Rivarossi scrive a Milan per lamentarsi di un articolo ritenuto "ingiusto" verso Rivarossi e i produttori italiani del settore, Lima compresa.

La lettera era personale per l'editore e non per il direttore, probabilmente Rivarossi cercava di fare pressioni dietro le quinte per addolcire la linea editoriale del giornale nei suoi confronti, infatti la Ditta di Como da sempre comprava spazi pubblicitari sulla rivista che era stata fondata dal grande Italo Briano.

Anche per questo, fino ad allora la rivista aveva sempre avuto un occhio di riguardo per Rivarossi, ma i rapporti stavano deteriorandosi, ne è evidente dimostrazione la pubblicazione di questa lettera "personale" e la risposta eccessivamente "franca" da parte di Milan.

Si dice perchè Milan avesse chiesto a Rivarossi di produrre locomotive italiane e in scala H0 corretta, quando RR continuava anacronisticamente a produrre nella "sua" scala di 1:80 circa, ma l'Azienda lariana avrebbe risposto picche: i treni Rivarossi erano così e fine della discussione.

Per questo Milan si rivolse a Faustini, importatore per l'Italia della rampante Roco, girandogli la richiesta a cui RR aveva risposto negativamente. La ditta Austriaca realizzò allora uno splendido modello della E626 in scala H0 perfetta, penetrando pesantemente nel mercato italiano a scapito di Rivarossi che già si stava avviando verso un periodo di crisi durissima.

Non entro nel merito della polemica. Sicuramente Rivarossi sbagliava nel continuare a realizzare modelli in scala 1:80, il mercato del modellismo ferroviario si era evoluto, gli anni '50 erano passati da un pezzo e l'attenzione alla scala era diventata fondamentale. Nuovi competitori entravano del mercato e bisognava adeguarsi alle richieste dei clienti sempre più esigenti. Ma è un vezzo prettamente italiano denigrare e boicottare le ditte del nostro paese per poi dolersene dopo che sono state costrette a chiudere. Per altro Enrico Milan è prematuramente scomparso dopo pochi mesi dalla pubblicazione della lettera, senza neppur poter vedere l'uscita della E626 Roco e non mi pare corretto innescare ulteriori polemiche.

Rivarossi nel 1981 sarà costretta a chiedere l'Amministrazione Controllata e sfiorerà il fallimento, mentre per la Roco sarà un momento di grande espansione, segno che il mercato per il modellismo italiano in scala corretta c'era.

Ma questa è dietrologia: troppo facile giudicare a posteriori. Parafrasando la chiusura di Milan, lascio a chi legge le considerazioni finali.

 

 

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