RESTAURO ESTETICO E424 079

Un modello in polistirolo, di seconda generazione, risalente al 1957-58

 

testi, foto, restauro di Massimo Cecchetti

 

 

Scoperto ad una mostra scambio, ricordo i miei svariati passaggi davanti al banchetto, indeciso se acquistare o lasciar perdere, magari a vantaggio di qualche modello moderno e funzionante.

Alla fine vinse il cuore rivarossiano che mi ritrovo e... lo comperai.  Il prezzo non giustificava la scadente qualità del modello, dal motore “spallinato”, mancante anche di alcune delle viti di fissaggio tra telaio e cerniera (SFN434) e soprattutto dei due pantografi a ricciolo, così significativi nel modello.  Una trattativa col venditore riequilibrò abbastanza l'acquisto e l'incognita del restauro. L'assenza dei pantografi, i classici “a ricciolo” anni '50, bruttissimi e bellissimi al contempo, era forse la mancanza più grave dell'estetica del modello.

Inoltre il vecchio proprietario aveva avuto la tentazione di aggiornare (sic) il modello con la sostituzione dei pantografi originali con i classici rossi a croce ed aveva praticato sull'imperiale 8 fori per gli isolatori, limando anche le due grosse rondelle distanziatrici, presenti sullo stampo. Era sparita anche la metà dei finti isolatori (segno di un lavoro mai finito) e i predellini metallici di accesso ai panconi. Infine, per completare il quadro negativo del modello, sul fianco di una cabina, era presente una evidentissima scheggiatura della vernice che lasciava trasparire il nero del polistirolo della stampata. A casa mi pentii dell'acquisto per cui misi il modello in vetrina, accanto ad un' altro 424 serie “rr”, in attesa del coraggio necessario per un buon restauro.

Vediamo ora, passo passo, le fasi del lavoro, a coraggio ritrovato.

 

IL TESORETTO

Il restauro parte dall'ordinazione degli unici ricambi presenti sul mercato. Sono perfetti, ricostruiti con materiali assolutamente simili agli originali e con le stesse tecniche di assemblaggio.  Senza di questi il restauro sarebbe stato difficilissimo se non impossibile. Sono visibili i “nuovi” pantografi a ricciolo, le viti di fissaggio dei pantografi alle piastrine e la coppia di predellini.

 

IL TELAIO

Presentava segni di  brutte saldature (che avevano anche leggerissimamente deformato la plastica in prossimità dei capicorda elettrici), aveva al centro una “ragnatela” di piccole crettature mentre le pareti trasparenti erano solo un po' ingiallite, anche loro con segni di crettature, ma fortunatamente fuori della portata dei finestrini.  Tutto sommato era ancora comodamente utilizzabile. Mi sono semplicemente limitato alla spianatura della ragnatela con carta abrasiva e la verniciatura ad aerografo, con nero opaco Humbrol, della parte esterna del sottocassa, previa mascheratura con nastro adesivo di carta delle pareti verticali.

Per le pareti verticali ho anche praticato una pulizia, quasi una lucidatura, con pezzette di ritagli di lana e dentifricio.

 

LA SCHEGGIATURA DELLA VERNICE SU UNA PARETE DELLA CABINA

La scheggiatura sulla vernice di una cabina era un' altro brutto segno della cattiva cura del modello. La soluzione? Ovviamente una riverniciatura ad aerografo ma della sola paretina interessata ed evidenziata nella foto dal tratteggio bianco. Sarebbe rimasta purtroppo la infinitesimale differenza di spessore tra la parte verniciata e il polistirolo nero, tuttavia la sverniciatura di tutta la paretina era troppo delicata (non volevo usare abrasivi) e rischiava di compromettere anche altre parti del modello.  Raggiungere l'isabella originale è stato più semplice del previsto: Vernici Humbrol così identificate: Rosso.satin 174 e Giallo.matt 24 stemperati tra loro, un po' alla volta con dosaggi minimi, e con aggiunte di Bianco.matt 34 e Nero.matt 3, fino a raggiungere la tonalità desiderata. Lo stesso colore è stato usato per ritoccare i nuovi quattro cornetti sull'imperiale e piccolissime scrostature (valori approx 0,5-0,3 mm) nella parte castano e isabella di tutta la carrozzeria.

A verniciatura ultimata, con ripetuti passaggi e in dosi maggiori dello stretto necessario, il danno era pressoché invisibile. Infatti la paretina risulta sempre obliqua rispetto alla due vicine e riceve dosi di luminosità sempre diverse rispetto alle altre.

 

I CORNETTI, OVVERO I FINTI ISOLATORI

L'imperiale era la parte che esteticamente risentiva di più della incompetenza del restauro, tra l'altro non portato a termine (per fortuna erano stati tolti solo quattro degli otto cornetti) e della totale asportazione delle due rondelle in plastica, presenti sullo stampo, necessarie per garantire la battuta tra  pantografo e imperiale. Il grigio di fondo presentava anche delle macchie bianche causate da funghi ed umidità ma ho deciso di tenerle, evitando la riverniciatura di tutto l'imperiale. Sono dell'idea che il colore originale sia sempre migliore di qualunque ricostruzione, specie se il danno è pochissimo evidente e non disturba l'equilibrio dell'insieme. 

 

Ho dunque tamponato i quattro fori con tondino di polistirene Evergreen di diametro opportuno, incollati con colla per polistirene e limati adeguatamente sia sopra che all'interno della cassa. Un lavoro questo accuratissimo e paziente per evitare sgradevoli striature della carta abrasiva sulla vernice originale, ovviamente mascherando il più possibile le aree da proteggere con nastro adesivo di carta.

Nella foto i due isolatori e la rondella plastica (ricostruiti) sono più alti del necessario in attesa di un pareggiamento con carta abrasiva per portali tutti alla stessa altezza degli originali (i due sul lato grigio). Il lavoro termina con la pittura a pennello della rondella distanziatrice e dei due cornetti (lato castano).

 

L' IMPERIALE COMPLETATO

Ancora un ultimo sforzo: portare i due cornetti lato castano alla stessa altezza della rondella distanziatrice e dei due cornetti grigi originali. Un po' di pazienza, la carta abrasiva montata su un pezzetto di legno, ancora un mucchio di pazienza e finalmente i pantografi saranno allineati ai piani e all'altezza che Como aveva previsto.

 

I PREDELLINI FRONTALI

Mancanti al momento dell'acquisto, ho spianato con la fresa la piazzola predisposta che era stata alterata da strati di colla cristallizzata e che l'avevano resa irregolare. Ho mantenuto, approssimativamente, i due pignoncini predisposti per i due fori dei predellini. Ho fissato i nuovi predellini con colla ciano acrilica mentre nell'originale il fissaggio era ottenuto dall'appiattimento a caldo dei due pignoncini. Nella foto sono da notare la bellezza e la finezza dei cerchioni Rivarossi, una cosa straordinaria in quegli anni.

 

I predellini al loro posto ed incollati. E' stato necessario anche un piccolissimo ritocco a pennello di nero opaco (lo stesso del sottocassa) alla parte alta dei due pignoncini visibili.

 

 

UNA BUONA REGOLA

E' semplice ma è una buona regola che spesso dimentichiamo. Prima di mettere mano al restauro di un modello è bene dare un'occhiata al catalogo ricambi per capire la tecnica costruttiva, per non invertire pezzi, per non dimenticare niente e ricordare il più possibile. I cataloghi ricambi si trovano sul sito RIVAROSSImemory, alla pagina http://www.rivarossi-memory.it/Cataloghi_pubblicati/Ricambi_1960/Ricambi_1960.htm.

Nella foto il 424 ha finalmente i 4 cornetti e la rondella distanziatrice dipinti del colore dell'imperiale su cui poggiano.

 

 

Eccolo finalmente il nostro e424 dopo aver ripreso il suo aspetto di grande modello Rivarossi. Alla prima occasione prenderò il coraggio a quattro mani per sistemare il motore (i soliti benedetti pallini) e ripristinare meccanica e collegamenti. Ma per ora il modello fa la sua figura in vetrina, accanto ad un altro E424 serie “rr” utile per confronti “tecnici” tra le due serie, diverse per impostazione commerciale ma di uguale dignità.

 

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