RIPARAZIONI DANNI FREQUENTI NELLE MOTRICI RR PRODOTTE NEGLI ANNI ‘70-‘80

Prima  parte

 di Oliviero Lidonnici

  

RESTAURO  ATTACCO GANCIO  E CARRELLO MOTORE  DELLA LOCOMOTIVA F.S. D 341 (RR 42-1777 del 1971-75)

PREMESSA

          Tra gli anni Settanta e Ottanta RR ha prodotto (o rifatto) alcuni modelli di locomotori  a carrelli che presentano alcune debolezze strutturali che spesso portano a piccole rotture che si dimostrano però difficili da riparare. 

Verso la fine degli anni Sessanta RR iniziò la progressiva eliminazione della Zama dai carrelli delle motrici, sostituituendola con la plastica (polistirolo) Questo materiale però  mal sopporta l’attrito e il calore e, nei carrelli di trazione, venne inserito un telaietto, di lamierino piegato, per sostenere gli ingranaggi della trasmissione e gli assi delle ruote. Questo telaietto funzionale è racchiuso all’interno del telaio “modellistico” in polistirolo che riproduce la forma del carrello originale.  La presenza del telaio metallico ha imposto la riduzione degli spessori del telaio in plastica rendendolo piuttosto fragile.   Il gancio di trazione è solitamente avvitato o incastrato direttamente sulla parte in plastica. 

Come nei precedenti carrelli in zama, la zona inferiore del carrello è chiusa da un carter di lamierino stampato che ha anche il compito di trattenere gli assi ruote e gli eventuali ingranaggi.  Originariamente il carter veniva bloccato da piccoli bulloni con dado; successivamente, forse per risparmiare sul costo del materiale e sui tempi di montaggio, vennero impiegate delle piccole viti autofilettanti (dette anche viti Parker) avvitate direttamente sulla plastica dei carrelli.

Fig.1

Con il passare del tempo e soprattutto se le viti vengono erroneamente strette troppo, la parte plastica del telaio inizia a spaccarsi. Questo fenomeno diventa assai più frequente ed evidente per la vite che, oltre al carter, blocca il gancio di trazione, a causa delle  ulteriori sollecitazioni che questo induce al carrello.

I primi modelli, che erano ancora dotati di ganci metallici, si riparano agevolmente: basta incollare la spaccatura con colla cianoacrilica ed eventualmente stuccare il vano della vite per ripristinare la filettatura. Il problema diventa gravoso invece per i ganci più recenti che sono in plastica.

Questi ganci, essendo più spessi di quelli metallici hanno comportato una ulteriore riduzione dello spessore della plastica del carrello, rendendola più fragile. Il nuovo gancio è di tipo intercambiabile e prevede un perno su cui incastrarsi al carrello.  Dato che questo perno è attraversato dalla vite, che regge anche il carter, in caso di rotture, il perno si frantuma e non c’è modo di  rimontare stabilmente il gancio

Fig.2

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Tra i modelli H0, con problemi di debolezza strutturale, i più fragili si sono dimostrati i V 160 DB e D 341 FS nelle varie versioni.

Fig.3

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RIPARAZIONE DEL CARRELLO MOTORE DELLA LOCOMOTIVA D 341 (RR 42/1971)

          Si era formata una profonda spaccatura nel guscio plastico del carrello, e il perno per l’incastro  del gancio di trazione, era frantumato. Nella Fig.2  è evidente la spaccatura della plastica del carrello  ed il “cratere” formatosi per la frantumazione del perno reggi-gancio. Questo sarà il problema più gravoso da risolvere.

Costatato inoltre  il degrado del grasso di lubrificazione e l’inefficienza degli anelli di aderenza ormai induriti, si  è smontato il carrello.

Per smontare il carrello occorre estrarre la forcella che lo blocca al motore. Attenzione: nella maggior parte dei locomotori a carrelli RR, che impiegano questa tecnica, la forcella è inserita sotto la fiancata della motrice e si può sfilare anche con la carrozzeria montata. Nel D341 mostrato in questo articolo, la forcella è incastrata frontalmente e la linguella fuoriesce al di sopra del pianale del telaio. Quindi si può sfilare solo dopo aver tolto la carrozzeria. (vedi Fig.4)

Fig.4

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Nella foto in basso, ecco tutte le parti che compongono il carrello motore, smontate: al centro, sotto il carter, vediamo dall’alto in basso: il gancio intercambiabile, il telaietto metallico porta-ingranaggi e la forcella con la quale il carrello viene incastrato nel blocco-motore. A destra il carrello modellistico in plastica, a sinistra ruote ed ingranaggi; notate anche un’anello di aderenza smontato per ferificarne il degrado. (Fig. 5)

Fig 5

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CREAZIONE DEL FORO DI ALLOGGIAMENTO DEL NUOVO PERNO METALLICO 

In sostitituzione del perno originale in plastica, ho pensato di realizzare un piccolo cilindro, ottenuto sezionando un tubetto di ottone con diametro pari a quello del perno distrutto. All’interno del suddetto cilindro ho inserito un tubetto di diametro inferiore (vedi Fig.6 e Fig.8) per limitare le dimensioni del foro di alloggiamento da aprire nel telaio di plastica. Il tubo piccolo verrà attraversato da un piccolo bullone con dado che bloccherà il carter al posto della vecchia vite Parker.  Ho scelto per i tubi in ottone, gli articoli #127 e #128 della K&S con diametri di 3,18 e 3,97mm.    Questa ditta di Chicago ha in catalogo un’ampia scelta di profilati metallici per il modellismo.  Dal tubetto da 3,18 ho ricavato un cilindretto di mm 6,5. Dal tubetto da 3,97 che serve per riprodurre il perno reggi-gancio,  sarebbe stato sufficiente uno spezzone da 3.5 mm ma a causa del “cratere” ho tagliato 4mm facendolo entrare lievemente nella plastica del carrello.

La vite (2x12,5mm) non ho dovuto cercarla: mi era avanzata da un carrello RR in zama sbriciolato anni fa.(…Ironia della sorte…la vite è tornata ad espletare l’identica funzione che “papà” RR le aveva assegnato mezzo secolo fa!)

Per inserire nel telaio il tubetto da 3,18 mm ho aperto un foro passante, con trapanino a mano,  dotato di una punta da 3,2 mm  (Fig.6). Ho realizzato il foro prima di incollare la spaccatura, stringendo le parti spaccate (senza forzare) con un morsetto. Nota: non ho incollato prima per evitare di trapanare plastica in parte dura in parte morbida (per la colla).

Mediante un trapanino munito di minifresa, ho creato una svasatura nella parte superiore del carrello, per alloggiare il dado. Ho interroto il lavoro molte volte controllando continuamente l’allineamento del dado con la vite e con i tubetti di ottone e l’ortogonalità di questi col piano orizzontale del carrello.  Alla fine di questa fase del lavoro ho montato l’intero carrello (ancora NON incollato) per verificare il perfetto allineamento delle parti.

 

Fig.6

Dopo la verifica il carrello è stato nuovamente smontato ed è iniziata la fase di incollaggio, rinforzo e stuccatura. Lo spacco è stato saldato con la minima quantità necessaria di colla cianoacrilica. Ho poi ritagliato dei rettangolini di plasticard bianco, di diversa misura e spessore a seconda della zona da rinforzare (vedi Fig.7).

 Il rinforzo A, a causa del ridotto spessore, è stato incollato con colla cianoacrilica.   Per i rinforzi B e C ho preferito utilizzare del collante per modellismo (del tipo usato per le scatole di montaggio con parti in polistirolo).

Nota: al contrario di quando uso parsimoniosamente il cianoacrilico, qui ho un po’ abbondato, in modo da fondere la superficie della plastica del telaio e amalgamarla con quella dei rinforzi in modo da compenetrare le parti.     Quando posso, preferisco usare rinforzi dello stesso materiale dei pezzi da riparare (polistirolo con polistirolo….cartone con cartone,,,,,ecc.) Materiali diversi presentano a volte diverso grado di elasticità, dilatazione termica, comportamenti diversi per ossidazione ecc. e con il tempo tendono a scollarsi.

Fig.7

Ho atteso alcune ore la solidificazione della plastica incollata. Quindi, con la colla cianoacrilica ho incollato i due spezzoni di tubo l’uno dentro l’altro (vedi fig. 8) e ambedue all’interno del foro predisposto, tenendo conto dei parametri elencati qui sotto.

1) Dal lato inferiore il tubo (grosso) deve sporgere abbastanza per permettere l’incastro del gancio di plastica originale e deve entrare nel foro del carter.

2) Ma non deve sporgere troppo, perché deve permettere alla vite di serrare il carter sul carrello!  Nota: se sporge troppo non sarebbe gravissimo poichè si può sempre limare….ma sarebbe meglio evitarlo!  -  Se invece sporge poco, il gancio non sarà stabile e si staccherà in servizio.

3) Il lato superiore del tubo piccolo deve arrivale “a pelo” del piano di imposta del dado. Cioè: quando il carrello sarà finito e le viti serrate, testa della vite e dado devono stringere SOLO LE ESTREMITA’ DEL TUBO DI OTTONE, senza pressione sulla plastica del carrello.

Fig.8

Con la resina epossidica (Acciaio Rapido o Acciaio Liquido) si stuccano le crepe residue e si incolla il dado nella svasatura sulla bocca superiore del tubetto di ottone. Dopo la solidificazione dela resina si regolano sbavature  o eccessi con limette e carta smeriglio.

Nota: per essere certi dell’allineamento con la vite, conviene incollare il dado già in parte avvitato alla vite. MA ASSOLUTA ATTENZIONE A NON SPORCARE DI COLLANTE LA FILETTATURA DELLA VITE  ED EVITATE CHE PENETRI ANCHE UNA MINIMA PARTE DI COLLA NEL TUBO !!!

Suggerimento: usate una piccolissima quantità di colla sui bordi del dado, evitando il foro filettato, e posizionato il dado, serrate un poco la vite. Attendete 5 minuti che il collante sia solido e provate a svitare per controllare che la vite non si sia incollata. Ora preparate una nuova porzione di resina e “affogate” il dado dentro la svasatura (evitando comunque la zona filettata). Dopo 20-30 minuti, svitata la vite potete carteggiare l’eccesso di resina e verniciare con smalto nero satinato sporcato di bianco, imitando il colore della plastica del carrello.

Fig.9

Nella Fig.9/A si vede il dado incollato e quasi coperto dalla resina, ancora da carteggiare.  Nella Fig. 9/B si verifica il corretto incastro del gancio intercambiabile RR al rinnovato perno in ottone. L’interno del carrello è stato verniciato in nero per mascherare i rinforzi di plasticard.  Nella Fig. 9/C  abbiamo il risultato finale: l’intervento, carteggiato e verniciato è appena visibile.

Fig.10

Nella Fig. 10/A si vede come il perno di ottone deve inserirsi nel foro del carter.   Occorre precisare che quando la vite è serrata, il carter deve chiudere perfettamente il carrello senza che vi sia alcuna fessura, altrimenti gli assi delle ruote scendono, allentando gli ingranaggi ed inoltre i lubrificanti escono dalle fessure sporcando i binari.

 Nella Fig. 10/B si nota la vite che fuoriesce: si poteva limare la parte in eccesso ma, rimontata la locomotiva, si è verificato che la punta della vite non tocca in alcun modo il telaio della motrice e quindi ho deciso di lasciarla così.

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 SOSTITUZIONE DEGLI ANELLI DI ADERENZA

Dopo 30/40 anni è normale che gli anelli di aderenza si siano induriti, perdendo la loro funzione. Avendo dovuto smontare il carrello, per le riparazioni che abbiamo visto, mi sono finalmente deciso a sostituirli.

Il problema è che gli anelli originali, sono  difficili da  trovare ed inoltre se fossero veramente originali sarebbero già vecchi di cinque o sei anni. Quindi mi sono adattato alla produzione contemporanea.

Ho provato a montare anelli Roco 40069 che hanno un diametro di utilizzo compatibile ma hanno il difetto di essere più stretti. Dalle prime prove il modello ha risposto bene ma ignoro ancora se sorgeranno problemi  nel tempo.

Fig.11

ella Fig.11 si notano (n.1) gli anelli originali, ormai secchi e inefficienti e col n.2 i nuovi anelli Roco di gomma nera.

Carter ed ingranaggi sono stati lavati con petrolio rettificato e spazzolino. Prima di chiudere definitivamente il carter e rimontare il carrello. ho lubrificato con olio al silicone i mozzi delle ruote e le bronzine del motore ed ho cosparso di grasso gli ingranaggi (nella foto gli ingranaggi non sono ancora stati lubrificati).

Completata questa fase ho iniziato a vagliare un nuovo metodo di ancoraggio della zavorra, ritenendo improbabile per motivi tecnici, di ripristinare il sistema di ancoraggio originale. (continua)

 

----------------- APPENDICE --------------------

ALTRO ESEMPIO DI RICOSTRUZIONE DI CARRELLO MOTORE (E 636 con ganci metallici ANNI ’70)

 Se non si interviene subito a sanare le piccole crepe che si formano nella plastica, la struttura del carrello si degrada al punto da rendere necessaria una completa ricostruzione del guscio che racchiude il telaietto metallico degli ingranaggi (vedi Fig.12)

Fig.12

Le fiancate del guscio e buona parte del fondo si erano frantumate, sono state eliminate e sostituite da ritagli di plasticard (spessore 1mm) incollati con collante per plastica e irrobustiti e stuccati con resina epossidica (acciaio liquido). Le crepe sono state incollate con colla ciano-acrilica e stuccate con la stessa resina.

Dopo la completa asciugatura di colle e resine, si è perfezionato l’intervento con limette e carta vetrata sottile e quindi il carrello è stato verniciato a pennello: il guscio e le parti interne con Nero-satinato e le fiancate con Castano  Puravest  (vedi Fig.13).

Fig.13

 

Continua nella seconda parte con la sistemazione della zavorra del D341 RR   

 

Tecnica

Manutenzione