RIPRISTINO ELETTRICO LOCOMOTIVA  E 646

 

 di Gianluca Cantori

 

Da qualche anno sono in possesso di un 646 019 scala 1/80. articolo 1443. Pantografi rossi, databile 1966 secondo il foglio ricambi Rivarossi.

 

 

Ricevuto anni addietro da un negoziante in condizioni da rottamazione ho voluto accettare comunque la sfida di rimetterlo in moto e provare a dargli una forma più possibile simile a quella che avrebbe dovuto avere da "normale". Le plastiche dei semitelai sono incurvate e con profonde fessure, respingenti e panconi tutti assenti, mantice centrale assente, zavorre in zama gonfie e fessurate, filettature dei carrelli spanate, un solo gancio presente e diverse altre parti mancanti. Insomma di buono c'è il motore, a sfere, completo, i pantografi, tutti gli 8 isolatori e .... poco altro diciamo. Me ne sono potuto occupare solo a "puntate" interrotte da lunghi intervalli purtroppo.

 

In questi giorni ho cercato di rimediare alla pessima (diciamo quasi nulla) conducibilità elettrica dalle ruote al motore. Marciava solo a scatti e ad ogni cambio di direzione fra rettilineo e curva o passaggio sui cuori degli scambi letteralmente si bloccava. Ho riscontrato che le ruote posteriori conducevano soltanto in curva, allorquando gli assi spostandosi toccavano con la parte metallica al carter metallico collegato al motore.

 

Il locomotore è dotato di motore a sfere e presenta ancora i diodi di inversione al germanio, con indicato la dicitura 1G22. L'interno del carrello folle posteriore non ha però il classico guscio interno a U capovolta per trasmettere corrente al perno, ma una posticcia piastrina in ottone di "scuola vicentina" (LIMA per non fare nomi)....che strisciava sulla plastica degli assali, inutilmente!! in quanto nel centro c'è un riporto in plastica! La mia idea di ripristino (non me ne abbiano i puristi) non è stata ricostruire il guscio metallico a U, ma  creare delle "bronzine" in ottone da interporre fra asse e carrelli, non invasive, funzionali  e completamente reversibili.

 

 

Inoltre per migliorare ulteriormente la conducibilità al motore ho pensato di rendere utile anche il carrello centrale, con lo stesso metodo di elettrificazione del carrello posteriore. Questo carrello andrà poi a "servire" il carrello anteriore motore, che, non basculando quanto gli altri, nelle asperità di scambi e giunzioni perde facilmente il contatto con il binario. Soprattutto sui cuori dei deviatoi.

 


 

L'idea mi è venuta pensando alle bronzine dei vecchi rotabili (ovviamente anche ai locomotori) e ho progettato una bronzina, fatta con una striscia di rame sottilissima da interporre fra gli assi e la scocca in plastica del carrello, adesa perfettamente all'incavo e che abbraccia in modo completo gli assi rotolanti in essa. Ho utilizzato un comunissimo cavo elettrico, della lunghezza di una volta e mezza quella del carrello, dal cavo ho estratto alcuni fili.

 

 

 

Ne ho improntato uno sulla parte centrale del carrello dalla punta alla fine, per capire dove sono posizionati gli assi, poi con martellino e piccola incudine ho appiattito il filo fino a farlo diventare di sezione piatta e di spessore simile a quello di un foglio di carta. Rimettendo gli assi in posizione e schiacciando la sottile lamina nella plastica gli assi rotolano ancora liberamente.

 


Nel carrello posteriore ho collegato il filo al perno centrale collegato all'interno della scocca, e già così verificando la continuità elettrica col tester tra le ruote (in movimento) e il motore il risultato è stato raggiunto. Ho poi riavvitato il carter che, dato l'infinitesimale spessore della bronzina, non sforza.

 

 

 

Ma volendo migliorare ancora la captazione del locomotore ho adottato lo stesso sistema anche al carrello centrale, con la differenza che il filo/piattina/bronzina (chiamiamolo come vogliamo) l'ho collegato, uscendo anteriormente, al carter del carrello motore. E' bastato allentare la vite del carter, infilare una piccola porzione ritorta di filo attorno alla vite e riavvitare. La continuità tra carrello motore e centrale è stabilita. Ovviamente le ruote metalliche del carrello vanno direzionate correttamente con le ruote motrici senza anelli o si cortocircuiteranno con le posteriori.

Anche in questo caso provando con il tester la conducibilità tra binario e motore il risultato è positivo. In questo modo quando il motore passa sui cuori degli scambi, (anche lunghi come quelli degli scambi in curva i dei deviatoi doppi) anche a bassa velocità, la captazione viene fatta anche dalle ruote centrali, favorendo notevolmente la marcia.

Unico neo l'aspetto estetico. Ma si risolve in due modi semplici.

 


 

Guardando sotto e di fianco il filo che collega i due carrelli si vede. Magari verniciandolo di nero risalterà sicuramente meno. Quello posteriore è tutto chiuso dentro e non si vede nulla. Si può eventualmente fare la stessa bronzina anche al carrello centrale, collegandola alla vite che unisce le semicasse. Da questa si può partire e andare alle spazzole del motore, tutto dall'interno senza l'antiestetico filo in uscita ed entrata nei carter. Se si preferisce, ruotando il carrello (invertendo quindi la posizione degli assi conduttivi), si può rendere l'ausilio al carrello posteriore anzichè all'anteriore.

 

 

Prima di chiudere i carter ho messo una goccia di olio di vasellina con la punta di uno spillo sui punti in cui l'asse rotola nella bronzina. E lo farò regolarmente in concomitanza con la lubrificazione del motore.

Un'evoluzione di questo sistema di captazione potrebbe essere la divisione del carrello centrale in due assi con posizione invertita, ovvero un'asse cablato con il carrello motore e uno  con il posteriore, ottenendo così 3 assi di captazione per ogni lato. Mi ci vorrebbe però un'altro coperchio (i suoi non li manometto!) da poter tagliare a metà per interrompere la conducibilità elettrica che altrimenti una volta avvitato cortocircuiterebbe gli assi a posizione invertita.

 

Ripeto, non me ne abbiano i puristi. Questa macchina di almeno 50 anni è già un mezzo miracolo che cammini, era destinata ad essere cannibalizzata per  fornire con i pochi pezzi salvabili qualche ricambio e a non esistere più nella sua interezza; con le parti spaccate e storte del telaio sarà un'impresa richiudere la scocca. Quando affinerò la tecnica del restauro estetico me ne occuperò. Ma constatare che così come è traina senza fare una piega 9 carrozze, e con 6 volt non si ferma sui deviatoi è ... un bell'andare!!

590 grammi di potenza tutta italiana, dal vero e in scala 1/80!!

 

Gianluca Cantori

Gennaio 2018

 

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