Tecnico in Rivarossi nel 1958

di Reanato Suatoni

Ho piacere per tutto ciò che sappia di Rivarossi e di gioventù perché al venirmi incontro della folla di volti e cose di quel tempo ('58/'61) l'emozione mi prende e se anche rivedo e risento tutto attimo per attimo mi sommerge e vince la pianta triste della nostalgia.

Uso questo tono un po' intimistico perché non posso smettere di continuare a ringraziare la Rivarossi per avermi fatto incontrare una persona che mi ha fatto vivere per quasi cinquant'anni e che ho perduto da poco.

Risposi ad una inserzione su La Provincia. Fu ottima l'impressione e brillante il superamento della prova di disegno -il supporto vite senza fine in zama di una trasmissione- risolta all'americana (provenivo dall'ufficio tecnico di una industria di macchine utensili), ma improvvisamente tutto crollò di fronte all'incognita posta da Ostinelli riguardo il servizio militare. Mi ripresentai con un certificato medico dichiarante la mia esenzione (!) dall'obbligo e fui assunto sulla fiducia con il sostegno di Bottinelli: in seguito fui realmente esentato ma per motivi normativi. Questa potrebbe essere la curiosità o l'aneddoto più personale di allora.

Allego con piacere l'unica foto che conservo di allora, io sono il primo a destra, al centro De Micheli, accucciato Adriano Nicoli, dietro di me Sergio Tettamanti, sullo sfondo dietro di noi si intravvede il locale ricavato all'interno dell'Ufficio Tecnico  dedicato alle prove e collaudi con un grande plastico, regno del caro Bevini.

in questa foto si intravvede dietro di me Sergio Tettamanti disegnatore veterano dei tempi di Albese che si firmava 'Tiesse', al centro troneggia De Micheli il nostro capo disegnatori simpatico e severo, in basso Adriano Nicoli appassionato della montagna, manca nel gruppo, suo è lo scatto, Osvaldo Romanò di Cernobbio vulcanico progettista. Non posso poi non ricordare l'Ing. Kuhlwetter di Norimberga, entrato in RR negli ultimi tempi nell'ufficio estero, dove era impiegata anche mia moglie, con il quale mantenni rapporti per alcuni anni.
Il nostro ufficio era come una piccola comunità quasi monacale, in quel 'bunker' la quotidianità scorreva comprensibilmente coperta e al riparo da contatti esterni, anche dagli altri uffici, se non strettamente necessari, i nostri frequentatori abituali erano Rossi, Ostinelli, Proserpio, a volte Molteni e più raramente Brunner con la sua risata assordante, questo spiega la scarsa familiarità e confidenza con i tanti altri colleghi degli altri uffici anch'essi in prevalenza giovani.

Dirigeva l'Ufficio Tecnico l'Ing. Sranieri e l'Ing. Maderna, De Micheli capo di noi disegnatori, io in quel periodo fui in gran parte impegnato sulla O-8-O, Nicoli, Romanò, Tettamanti sulla Piattaforma Girevole, la B&O, il TEE e tanto altro. Sono solo frammenti ma ricordo con affetto Nicoli con cui d'estate, a volte, si andava in barca prima di andare in Ditta o il simpaticissimo Bevini, appassionato fermodellista modenese trapiantato in Rivarossi successivamente che non perdeva occasione di scherzare con Brunner nel definire "vasca da bagno" la sua Giulietta Spider bianca (lui che proveniva dalla Maserati), o il ricordo del caro Ing. Kuhlvetter amico partecipe di tante occasioni e poi risento ancora Rossi, di buon umore, scendere le scale (noi eravamo nel seminterrato) accennando a canzoni dell'epoca: A chi? - Brivido Blu - Ghiaccio Bollente.

E come si possono dimenticare le nostre 'incursioni', a volte incognite, in stazioni, depositi ferroviari, scali merci, armati di macchina fotografica e aste metriche arrampicarci su vagoni e caldaie per non lasciarci sfuggire la forma o la dimensione di quel dato particolare che, forse, pochissimi avrebbero poi apprezzato: 'formidabili quegli anni'.

Fu mi pare nel '60 che Rossi organizzò una epica serata con cena per tutta l'Azienda in un grande locale, mi pare il 'Folla', forse a Ponte Chiasso; in vista di questa occasione mi feci promotore dell'iniziativa di offrire formalmente, da parte di tutti, a Rossi un segno, un gesto tangibile di riconoscenza e affetto.

Con la complicità di pochissimi tra cui Ostinelli preparai il bozzetto di un 'Diploma d'Onore e Benemerenza' che una volta approvato feci realizzare in unico esemplare ed a nostre spese, su pergamena autentica, dalla rinomata Tipografia Nani di Como, completata poi in appositi spazi dalle firme di tutti i dipendenti, collaboratori, dirigenti compresi.

Fu un momento memorabile quando nel silenzio più assoluto, poco prima che Rossi prendesse la parola, si staccò dalla sala la Sig.ra Laura, veterana operaia, per salire a consegnarla nella mani di Rossi il quale letteralmente sbigottito impallidì senza parole per poi passare commosso la pergamena alla Sig.ra Teresa abbracciandola.

Era un contesto lavorativo, non è retorica, particolarmente confidenziale quasi casalingo, pareva che aleggiasse in quella atmosfera un qualcosa di impalpabile a cui ciascuno attingeva senso e motivazione quasi fosse un bisogno o un richiamo.

Un contesto a cui mancava però il sostegno di un adeguato trattamento economico, le retribuzioni erano veramente basse, ancorate ad un C.C. (quello dei Giocattolai) scarsamente considerato, fu quanto mi spinse a lasciare l'Azienda nell'estate del '61 per impiegarmi a Milano in campo grafico-pubblicitario.

Allego anche una 'chicca' un pò personale, è la riduzione di un disegno tecnico della 'mia' 0-8-0 ricavato da uno dei lucidi che ancora conservo, utilizzati per realizzare in grande scala diverse riproduzioni a colori destinate ad una serie di astucci richiestemi dalla Ditta nel '62 quando già lavoravo a Milano.

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Febbraio 2013

                                                                                                                                                                    Renato Suatoni

 

 

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