DOMENICO TROMBY   un artista del fermodellismo

 

di Massimo Cecchetti

traccia storica e ricerche iconografiche di Pietro Sedoschi

 

Lo storico marchio disegnato Domenico Tromby tra gli anni '50 e '60. Rispecchia perfettamente lo stile ed il gusto pubblicitario di quegli anni, con il disegno predominante sulla tipologia dei caratteri, non ancora “logos”.

 

 

Domenico Tromby (1926-2020) è ormai considerato il Padre e il Maestro di molte generazioni di fermodellisti friulani. Eclettico, elegante, disponibile, fedele al suo hobby per tutta la vita, cresce nel suo negozio intere generazioni di fermodellisti, come lui innamorati dei piccoli treni. Ma anche appassionati di quelle locations di colla, cartapesta, plastica, cavi elettrici dal nome misterioso “plastici” e di quel collezionismo storico intelligente tutt'altro che casuale. Si era diplomato a Torino ed a Roma aveva conseguito con successo un corso per disegnatori di fumetti e cartoni animati.

 

Nic Tromby, in giacca e cravatta, davanti alle sue vetrine (1969 circa) che offrivano, come si vede, una amplissima gamma di modelli. Ma basterà entrare dalla porta che Nic ha appena chiuso (ha ancora le chiavi in mano), per essere pervasi fino al midollo dal modellismo ferroviario rivarossiano.

 

Trasferitosi a Udine alla fine degli anni '50, si era appassionato al modellismo ed aveva aperto in città un negozio di giocattoli e modellismo.  Il buon successo dell'iniziativa lo spinse ad esplorare l'allora nascente fermodellismo prima di tutto con la sua partecipazione, come negoziante, ai corsi per riparatore a Como. A Como strinse anche una fattiva amicizia con Alessandro Rossi. Dai ricordi di Nic estrapoliamo poche frasi, quasi un audio sonoro per la sua vivezza: “..il Rossi, sempre con la sua sigaretta col bocchino, mi riempiva le tasche di fanali, ganci, camini, pompe, corrimani… tenga, tenga, Tromby..  io lo so che questi le servono per le sue modifiche… ma dica a tutti che è roba buona, eh ! roba ben fatta, roba Rivarossi !  I nostri sono modelli, non giocattoli ! Era un mecenate, il Rossi. Non un titolare d’azienda, un mecenate ! Prima la perfezione del prodotto, e solo poi il profitto..! (se e quando ci fosse stato…) Si dedicò sempre alla costruzione di plastici (anche per conto terzi), tutti di straordinario interesse modellistico, spesso esposti nelle vetrine del suo negozio e frequentemente pubblicati nella rivista H0rr. Suoi plastici apparvero anche nella monografia “il treno in casa” del giornalista B. Ghibaudi.

 

La pagina 33 di H0rr n.66 - febbraio 1965. Vi invito ad osservare attentamente le due foto di un plastico di Nic: la qualità fermodellistica è altissima, determinata dalla bellezza del tracciato (che purtroppo non conosciamo) ma che offre dettagli e angolazioni fotografiche di grande sapore rivarossiano. Anche le riprese fotografiche, con luci diffuse e morbide, offrono uno spaccato sulla nuova tecnica fotografica che si stava diffondendo nel mondo fermodellistico. Risultava, in quegli anni, sempre più seducente documentare il plastico o i lavoro di avanzamento di una elaborazione con foto di pregio.

 

Sentivamo sempre più forte il desiderio di dover certificare l'evoluzione di plastici e  modelli in costante evoluzione verso un realismo sempre più spinto. Ma era necessario acquisire contemporaneamente anche la conoscenza di procedimenti e tecniche fotografiche.  Erano anni in cui si scattava in analogico, tecnologia molto più complessa degli attuali automatismi digitali e non bastava più solo inquadrare con una fotocamera con mirino galileiano e scattare. Le troppo elementari macchine fotografiche a nostra disposizione, (...Eura Ferrania, Comet Bencini, Isola Agfa, ecc...) non erano più all'altezza del loro compito e stavano per essere lentamente sostituite da apparecchi più performanti. Infatti stavano entrando in campo le reflex, le meravigliose macchine fotografiche con ottica intercambiabile, che vedevano e analizzavano la luce e l'immagine attraverso l'obiettivo.

 

 

 

Ecco qui documentata, se mai ce ne fosse bisogno, la terza componente del triangolo amoroso di Nic.  Tromby, il treno elettrico e la sua macchina fotografica infatti formeranno un trio indissolubile nell'arco di tutta la vita. Da vero ricercatore perfezionò le conoscenze acquisite in campo fotografico orientandole verso la macrofotografia, cioè la ripresa di soggetti molto piccoli visti (...anzi scoperti) mediante forti ingrandimenti.

Era l'uovo di colombo.  La macrofotografia, con l'occhio impietoso di un obiettivo, rivelava  dettagli e particolari che spesso sfuggivano al nostro sguardo, sempre troppo superficiale. Ciò influiva ovviamente sulla continua ricerca di perfezione nei modelli che dovevano risultare sempre più realistici e credibili.

Nella foto Nic con reflex, flash e cavalletto. Sullo sfondo un diorama e poco sopra il logo della rivista “iTreni” di cui diventò assiduo collaboratore, fornendo sempre articoli ed immagini di altissimo livello.

 

 

Nic al lavoro, alla fine degli anni '70, nel laboratorio sotto il suo negozio, mentre fotografa un modello. Sulla destra, a fianco della scatola Kodak Ektacrome 160T, si scorge l'adesiva a colori “tromby modellismo”. Sul tavolo un tender Rivarossi a tre assi mentre sta per essere fotografato. Nic usa, per evitare vibrazioni alla macchina fotografica, uno scatto flessibile. Tromby si dedicava alla fotografia con metodo ed intelligenza. Le due passioni si integravano in lui sostenendosi a vicenda e producendo meravigliosi ed importanti risultati, come testimoniato dalla lunga collaborazione con la rivista “iTreni”.

 

Ancora Nic al lavoro. Cavalletto, reflex, mirino a pozzetto come “periscopio” per fotografare gli interni del cementificio Ceme e l'immancabile scatto flessibile. La camicia è d'obbligo; prima di tutto è scomodissimo fotografare in giacca e cravatta ma è impossibile alla temperatura prodotta delle lampade.

 

Un salto nel passato: H0rr54-Febbraio 1963. Domenico Tromby mentre legge i telegrammi inviati da altre Società fermodellistiche all'inaugurazione del nuovo club fermodellistico di Udine (Gruppo Fermodellisti Friulani - 26 ottobre 1962). Anche questo è fermodellismo: il riunirsi in gruppi, associazioni, clubs per un proficuo scambio di idee, proposte, modelli.

Siamo a Udine, nella villa dell'allora presidente del nuovo sodalizio, Silvio Amato. Da notare, nella foto, una scatola Rivarossi ed un carro trasporto vino C MV.

 

 

 

 

Un meraviglioso diorama (fermodellisti Sedoschi e Foschiano) fotografato in modo ineccepibile da Domenico Tromby nel 1995. L'obiettivo della reflex diventa il nostro occhio quasi fossimo omini Preiser

 

 

Un set fotografico in fase di ripresa. Tra gli accessori un cronometro, l'esposimetro e... un rotolino di scotch. Da notare il piccolo spot per illuminare “il cielo” dietro le finestre

 

 

 

Era inevitabile che una conoscenza così approfondita della fotografia e del fermodellismo interessasse a qualcuno. La redazione, infatti, del “il fotografo” la grande rivista nazionale di fotografia, offre a Nic due pagine sull'Arte di fotografare modelli. Tecniche da table top, accorgimenti, trucchi per fotografare un plastico o un diorama e per farlo credere reale. Eravamo abituati a stampe 9x12 in BN sotto o sovra-esposte, messe a fuoco solo da mezza inquadratura al fondo, inquadrature “mosse”, fughe prospettiche da fantascienza. Occorreva un punto fermo e queste due pagine, semplici e comprensibili, aiutarono molto chi intendeva fissare su pellicola il suo treno o il suo plastico.

Le due pagine furono pubblicate nel luglio-agosto del 1995

 

 

 

IL PLASTICO VAL DOME

Nella vita di un fermodellista non capita spesso, ma quando succede è un avvenimento. Tra i plastici rivarossiani costruiti da Domenico Tromby uno spicca, ancora oggi, per fedeltà ferroviaria, perfezione, realismo. Quando Nic coniò la parola “plastirama” si riferiva esattamente a questo plastico (...un plastico composto da tre diorami). La cura e l'attenzione di un diorama ma nelle dimensioni di un plastico. Per capirlo meglio, esaminiamone prima di tutto il tracciato, progettato da Domenico Tromby:

 

 

Un semplice anello che interseca se stesso su piani diversi, un raccordo a scartamento ridotto H0e, una sola FV ma servita egregiamente da binari di raddoppio, un notevole scalo merci, tronchini, piattaforma girevole con rimessa, una cava di sabbia ed un passaggio a livello. Oltre che ponti, strade e armonico paesaggio. Che si può pretendere di più da m 3,30x100, addirittura scomponibile?

(tratto da iTreni oggi – n.19 settembre 1982)

 

 

 

 

L'anello di binari, intersecandosi, crea deliziose suggestioni ferroviarie, integrate addirittura da PL, scalo merci e piattaforma girevole. Salendo alla FV (una S.Nazario rielaborata) il tracciato sfoggia curve morbidissime e fluide, proprio come al vero. Dal primo binario si accede allo scalo merci, alla piattaforma girevole e ai tronchini di servizio. Tutta quest'area è però elettricamente isolata e indipendente dal resto del tracciato. E' così consentita la corsa di due treni, in alternanza tra loro. Ne vediamo uno composto da una coppia di Aln 668 e nella foto a colori una 743 (elaborata da Nic su base RR).  Dalla FV, poi, si dirama il piccolo raccordo in H0e per servire la cava di sabbia. Il plastirama era operativo in automatico ed esposto nelle vetrine del negozio.

 

 

 

Concludiamo con una foto di Tromby di inimitabile bellezza: Nic aveva perfettamente compreso le tecniche di ripresa. La suggestione visiva è esaltata dal punto di ripresa molto alto (un fotografo Preiser salito su un traliccio?), e l'ampio respiro, specie in profondità, dell'inquadratura rende tutto credibile e reale. Per le alte luci crea un ambiente chiaro e solare in modo da evitare ombre dure e pesanti. Su questa base indirizza uno spot luminoso, proveniente da sx-alto ad imitazione dei raggi solari. Questi, a loro volta, creano ombre nette e precise ma stemperate dalla luce diffusa che rende un po' visibili anche le zone in ombra. Il resto è merito della bellezza intrinseca del diorama (fermodellista Pietro Sedoschi), della cura del dettaglio, con i carri invecchiati, gli operatori con tute e caschetti gialli e con la vegetazione che cerca, come sempre, di aggredire i manufatti umani. Di più è superfluo dire: serve ora solo il nostro occhio e la nostra passione di fermodellisti per godere pienamente di questa foto.

Grazie Nic!

 

 

Testimonianze