I Plastici originali di Rivarossi

(Massimo Cecchetti)

 

 

PLASTICO DUE PONTI

Plastico di non facile attribuzione e datazione. Ma nonostante le poche fotografie pervenute (quasi tutte con la stessa inquadratura e soggetto) il plastico sembra essere stato particolarmente attraente e significativo. Le foto apparse nell'editoria rivarossiana,  aiutano però a datare il plastico, almeno grossolanamente, tra il 1960 e il 1962.

Dalle foto analizzate sembra anche aver subito un interessante rimaneggiamento (verso o dopo il 1962) con la costruzione di un raccordo ferroviario al servizio della cava di sassi Vollmer (art. 5223) in sostituzione di una baita montana preesistente. Purtroppo il materiale fotografico a noi pervenuto è abbastanza scarso e non permette che la constatazione dell'ottima qualità dell'esecuzione, come sempre dal resto in casa Rivarossi.   Ma purtroppo non riesce a darci  nessun'altra informazione circa il tracciato, gli impianti ferroviari, l'edilizia ferroviaria e civile, ecc...

Solo una grandissima e continua attenzione fotografica all'area montana focalizzata tra i due ponti. Uno, il classico ad arcate in pietra, a quattro luci (Faller-545) ed il metallico, a travata inferiore (Vollmer-2001), poggiante su tre piloni.  I ponti permettono ai treni di attraversare una piccola valle con un fiume, forse alimentato da una cascata, come si potrà intuire da alcune riprese.

Le foto documentano due sole sessioni fotografiche; la prima con la presenza, in area montana, della baita tra le conifere Faller e la seconda, probabilmente più recente, con l'aggiunta di un raccordo alla cava sassi e relativo edificio. E' comunque inquietante la presenza di pressoché lo stesso materiale rotabile in ambedue le riprese.

 

un classico tra i classici: il 636, uscendo dalla galleria, imbocca il ponte Faller a quattro luci.  La copertina di H0rr n. 61, dell'aprile del 1964, recupera una foto di archivio del plastico. La linea aerea del trochino della cava sembra non coprire tutta la lunghezza del binario... Ma quali locomotive elettriche da manovra aveva Rivarossi, in quegli anni, per movimentare i carri in quel trochino?   Solo due:   la ABL/R Bodoni in versione con pantografo (di esagerata fantasia) e la DB 030 E (art. 1662) Trix, forse anacronistica in un plastico ad ambientazione prevalentemente italiana. Forse sarebbe stato meglio destinare il tronchino alla sola trazione diesel o vapore.  Nell'estremo in basso a dx, invece, si intravvede l'imperiale del TEE, un convoglio che apparirà spessissimo in questo plastico.

 

un 646 con un convoglio internazionale. Qui la bellezza delle carrozze passeggeri è indiscutibile... ed erano entrate in produzione dal 1957! una assoluta meraviglia per qualità di incisione, scorrevolezza, verniciatura.   In alto a dx si vede chiaramente la baita montana Faller che contraddistinguerà il plastico per un certo periodo ma che sarà presto sostituita dalla cava di sassi Vollmer.   In basso a sx spunta, invece, la vela di un segnale, probabilmente per un sistema di blocco automatico dei treni. 

 

 

un altro salto nel tempo grazie alla foto d'archivio:  retro copertina di H0rr n.60 (febbraio 1964) dove il primo piano è letteralmente conquistato dalla splendida Gr 851 al traino di un (probabile) convoglio passeggeri. Sullo sfondo, sfuocato ma perfettamente riconoscibile, il tronchino della cava di sassi con la tramoggia Rivarossi-Trix (art.2409).

 

 

la più classica inquadratura del plastico Due ponti: la copertina di H0rr n.66!    Due convogli sfilano davanti all'obbiettivo:  il convoglio internazionale trainato probabilmente dalla e646 (vedi foto precedenti) ed il binato TEE che mi piace immaginare transiti in senso opposto. Qui la cava di sassi Vollmer è perfettamente inquadrata e visibile e la catenaria sembra proprio fermarsi a circa 30 cm dal terminale.  In questa ripresa si intravvede con chiarezza anche il segnale di uno sganciatore automatico.   Che dire?... una meraviglia!

 

 

Finalmente un cambio di ripresa con un'inquadratura meno sfruttata delle precedenti!  Il binato TEE transita sul ponte in pietra mentre  un convoglio merci termina di impegnare il ponte metallico in basso. La presenza della baita montana Faller ci ricorda il plastico prima della modifica ma ci lascia ancora perplessi circa  l'origine, il tracciato e la geometria dei binari del tronchino.

  

 

Un'inquadratura solo un pò più ampia delle precedenti a documentare due convogli in transito.   Il fotografo si sofferma sul passaggio dei treni come sempre nell'area dei due ponti, ma questa volta con un convoglio passeggeri della rete locale ed un merci raccoglitore.   Una piccola novità, però, in questa ripresa:  la grande tramoggia Trix-Rivarossi a carrelli (art. 22401) ha sostituito il  carro tramoggia a due assi (sempre Trix).  Questa inquadratura ci regala però anche l'ipotesi di una grande cascata sul fondo 

 

 

una famosissima inquadratura: H0rr n. 41 – dicembre 1960. Il solito TEE impegna il ponte superiore mentre in basso, transita una Gr 625 al traino di un convoglio merci, già visto in precedenza, ma con la motrice agganciata, questa volta, dal lato del carro Mva.  La macchina fotografica, quasi sicuramente una reflex 6x6, è appoggiata sul fondo del torrente. Lenti addizionali (per una ripresa ravvicinata) e pozzetto verticale (tipico delle biottica 6x6) hanno permesso uno dei primi scatti “dentro il plastico”.

 

atmosfera truce e scontorno fatto con l'accetta: la copertina di H0rr n.38, nel giugno del 1960.  La biottica è salita in montagna rispetto allo scatto precedente. Ma i due convogli sono rimasti al loro posto, il TEE sempre a mezza curva e la 625 agganciata al Mva e al suo convoglio merci.   Non ci risulta ci siano altre foto di questo plastico... le nostre considerazioni sono state fatte esclusivamente in base alle foto esposte e a quanto esse ci raccontavano; non molto, ma sempre pronti ad aggiungere, correggere e rettificare in occasione di nuovi ritrovamenti.

 

Plastici originali