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VENTO IN POPPA SUL PLASTICO di IBERICO GIANNI

 

Foto: Iberico Gianni.  Testo e ripristini fotografici di Massimo Cecchetti

 

 

 Una grande nave... e un piccolo plastico.     

Ecco in sintesi quello che potrebbe essere il sottotitolo di questo articolo. Infatti l'Autore, il Comandante Iberico Gianni (so per certo che “Gianni” è il cognome) costretto a mesi di navigazione, non riusciva a rinunciare alla passione per i piccoli treni. Addirittura, per un periodo limitato di tempo (6 mesi) e con incarico di ispettore alla costruzione della sua nave, si costruì un notevole plastico nella soffitta dell'appartamento che lo ospitava, nella cittadina olandese di Gorinchem e addirittura con la prospettiva di doverlo smantellare entro poco tempo (H0rr 44 – giugno 1961). Ma questo che vi presentiamo era addirittura imbarcato, come il suo costruttore, sulla nave mercantile che li trasportava, la stessa nave che il comandante aveva supervisionato nella sua costruzione. Naturalmente lo spazio disponibile era pochissimo ma Iberico non si arrese e costruì un plastico “dedicato”, totalmente in piano, per riporlo più comodamente, e senza linea aerea,  per evitare rotture accidentali. Eccone lo schema, di mano del Comandante.

 

Tre treni in automatismo più due tracciati elettricamente indipendenti, dedicati esclusivamente allo smistamento delle merci, al deposito locomotive e allo scalo della compagnia “Esso”.  In colore verde l'incrocio,  protetto da due segnali SB 1, per passaggi con precedenza. Solo due tratti di binario autocostruito hanno diametri non conformi agli standard Rivarossi: in arancio diametro 86 ed in violetto diametro 72.  Il Comandante Gianni, date le curve di piccolo raggio, ha preferito far circolare, invece che carrozze passeggeri a carrelli, piccole vetture a due assi, come le V Ciy e V 351.  Una automotrice con rimorchio esegue in automatico il percorso di va e vieni con partenza dal binario 1, arrivo al binario 4 e successiva inversione di marcia.  Alla curva di sinistra (in arancio) fa invece capo la linea principale (un semplice anello) che si raddoppia in stazione impegnando i binari 2 e 3. Il raccordo in violetto che invia al grande Scalo merci principale e al Deposito locomotive è isolato elettricamente dal resto del tracciato; è alimentato da un RT 2 e ovviamente permette manovre indipendenti dal resto del tracciato.

 

Un primo campolungo sul plastico. Il colpo d'occhio è davvero notevole e l'animazione dei passeggeri Preiser sui marciapiedi di stazione contribuisce a renderlo ancora più dinamico e vivace. La 625 164 (presentata come novità nel 1959 e promessa sul mercato a luglio dello stesso anno) occupa il terzo binario mentre il binato AN 1/R sta lasciando la FV. L'automotrice era uscita di catalogo dal 1959 dopo una onorevolissima carriera sui plastici italiani. Pur essendo un plastico privo di paesaggio e sopraelevazioni e con binari di transito e ricovero quasi a saturare tutto lo spazio disponibile, l'atmosfera ferroviaria vivace, operosa e serena del plastico non ne è minimamente intaccata.                  

 

inquadratura dal retro e dall'alto del Deposito locomotive. Sullo  sfondo lo scalo “Esso” con i suoi grossi serbatoi e un notevole numero di carri “botte”. Nel parco automobilistico dello scalo sono anche presenti due autoveicoli Wiking...naturalmente con targhe “Esso”.   Una Gr 835 sta manovrando sul tronchino dello scalo merci Vollmer. Altri carri sono in attesa di composizione, tra cui un coloratissimo pianale con semirimorchio “Gondrand trasporti” (1958).

 

 

Il Deposito locomotive, autocostruito, in legno di balsa ed intelaiature in legno di teck. Il deposito è a due vie e si nota una Gr 221 in sosta sul tronchino. Il modello, ricavato da Rivarossi italianizzando l'americana Atlantic 4-4-2, risale al 1952 e finirà la sua carriera nel 1959 nella serie collezionisti.  Molto belli gli autoveicoli commerciali che operano allo scalo merci, giustamente (e splendidamente) posizionati, per la ripresa fotografica, in posizione operativa.

 

L'inquadratura è dedicata al lato sx del plastico dove finalmente notiamo l'unico scarno accenno ad un paesaggio “montano”, sintetizzato dalla presenza di conifere e di tre edifici a tema. La 835, databile a prima del 1957 data l'assenza di valvole sul duomo, è al traino di un convoglietto misto. La locomotiva, in sosta poco prima dell'incrocio, è in attesa del via libera dal semaforo SB 1 per la precedenza dovuta ai treni di maggior importanza.

 

La bella stazione Faller (art. B109/F) fa di tutto per “italianizzarsi” e quasi ci riesce se non fosse per il grande lucernario che la spinge verso il nord europa. Ma sono anni (siamo nel 1961), in cui queste configurazioni non assumevano importanza e coerenza determinanti. E d'altra parte Mamma Rivarossi stava, proprio in quegli anni, provvedendo alla bisogna con la produzione dei meravigliosi ed appropriati edifici di stile italiano che ormai tutti conosciamo. Ma godiamoci, assieme ad Iberico, la bellezza e la nobiltà di questo edificio che decora al meglio il suo plastico e ne focalizza l'attenzione. Sul lato stradale della FV un autobus di linea sta caricando passeggeri.

 

E ci congediamo dal plastico del Com.te Iberico Gianni con una meravigliosa inquadratura dove il nostro occhio, salendo oltre i trasformatori, scopre una ringhiera navale, un salvagente ed infine il mare. Il set fotografico ci documenta una giornata luminosa, con il sole nel massimo del suo splendore e allo zenit del suo corso.     Bravo Com.te Iberico!

 

 

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