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Testi e immagini di Massimo Cecchetti

PLASTICO CECCHETTI

Il primo plastico (circa mt 2,30x1,10) di un ragazzo 14enne, totalmente digiuno di qualsiasi conoscenza tecnica e sull'uso corretto dei materiali da impiegare. E per di più completamente a digiuno di qualsiasi nozione di elettrotecnica. E sempre con un portafoglio disperatamente vuoto. Ma la passione, i consigli di HOrivarossi, di qualche amico fidato o del negoziante di fermodellismo, anche lui appassionato, riuscirono a vincere qualsiasi ostacolo.  Analizziamo dunque le foto, una per volta.

La prima foto del mio plastico risale al 1961-62 e nella ripresa è presente quasi tutto il  materiale rotabile  posseduto. Disponevo però anche di una piccola calimero (L/RR) e di due carri merce facenti parte di uno start set serie “rr”.  Ricordo ancora  la gioia di poter finalmente disporre di un tavolo e di due cavalletti e la contemporanea tristezza nel vederlo malinconicamente vuoto, data la cronica scarsità di denaro disponibile. Nella foto, la cassa delle batterie sotto l'e424 è disegnata a mano per fingere, almeno in fotografia, che la 424 serie “rr” ne fosse provvista, come nella più nobile serie “modello”.  Da notare anche la scadente qualità dell'area collinare; i binari davanti alla stazione, invece, sono messi al solo scopo fotografico dato che in quei giorni non avevo ancora binari sufficienti a chiudere il tracciato (!).  Le scritte pubblicitarie, esageratamente grandi, sono state ritagliate dalle riviste del tempo ma senza curare molto veridicità ambientale e scala. La stazione è invece di Pola ma ero riuscito a rivestirla con dei foglo a mattoni pur di farla assomigliare alla deliziosa “Bellaria” di Rivarossi.

 

Sono passati alcuni anni (1969) ed il plastico si è evoluto, assieme al suo costruttore. Le pareti in pietra del rialzato sono ancora realizzate con i fogli Rivarossi, già ormai qualitativamente sorpassati dalla produzione Faller.  Il ponte è rigorosamente della casa tedesca, come consigliato dalle numerose fotografie di plastici RR illustrati in HOrivarossi.  Le motrici provengono da una scatola trenHObby (Gr740) mentre la Gr 625 è il frutto di una trattativa  per uno scambio di usato. Nel ripiano sotto il plastico si intravvedono alcuni carri RR assieme ad una V 160 (Mehanotehnika, nella prima versione, con motore slavo), una V 200 (Trix-1967) ed un carro  Ekrt sempre di Trix.

 

Altra foto del plastico. Questa volta vi transita una V160 (Mehanotehnika) al traino di un Pwg (art. 2405) e di un carro chiuso G10 (Trix). La pessima illuminazione della foto mette  in risalto la staccionata “campagnola” a protezione della linea ferroviaria (sic!) e l'officina automobilistica con la banchina delle pompe posta in un posizione alquanto improbabile. Da notare la sbarra del passaggio a livello, autocostruita, ad imitazione della produzione Modital, ed il grosso lampione, autocostruito con tubetto d'ottone piegato e completo di lampadina reperita alleggerendo l'albero di Natale.

 

Una bella inquadratura del plastico, ora abbastanza completo. Lo splendido binato TEE, fresco di produzione, era stato appena acquistato.  Naturalmente le mie tasche erano costantemente al verde ma, pur di incrementare la raccolta, ricorrevo spesso al mercato dell'usato. Gli scambi al tempo erano particolarmente fruttuosi; si acquistava con facilità da amici che, pur avendo ricevuto in regalo il famoso “trenino” (allora molto in voga), non ne risultavano particolarmente coinvolti.  Erano dunque ben disposti a cedere i loro pezzi pur di liberarsene e senza troppo trattare sul prezzo.  Vigeva la regola del metà prezzo del listino dell'anno corrente.   Alla fine gli scambi risultavano appaganti per tutti e tutto sommato, corretti. Ma la mia voracità procurava spesso danni estetici: il posto di blocco tedesco (Vollmer) stona tremendamente con i restanti edifici di stile italiano, ma quell'usato era così allettante...

 

Un'altro terrificante scatto fotografico del mio plastico, con un'illuminazione da thriller americano degli anni '50. I treni risultavano deliziosi al vero, immersi in un plastico colorato e pieno di lucine.  I miei scatti in BN però non riuscivano minimamente a riprodurre la realtà che volevano rappresentare.  La macchina fotografica scadente, la difficoltà della messa a fuoco (le reflex erano ancora un sogno), la pessima illuminazione ed una esposizione approssimativa, davano i risultati che vediamo. Il posto di blocco continuava a girare per il plastico aiutato anche dalla grande facilità con cui  rotaie e massicciata (semplicemente fissate con chiodini) aggiornavano o ritoccavano il tracciato primitivo.  Ma la mia collezione si era ampliata di uno splendido e428 e di una Gr940, in quei giorni ancora statica, ma che  sarebbe stata motorizzata poco dopo, appena il portafoglio lo avesse permesso.

  

Un'inquadratura “professionale” del quadro di comando del plastico. Il peso e le generose dimensioni del trasformatore RT2 consigliavano di sistemarlo sul piano del plastico perdendo però lo spazio destinato ad un trochino. Le due grosse lampade spia erano state reperite cannibalizzando un quadro comandi di una vecchia barca a motore, mentre il relais (art.4206) e le due scatole di comando (art.4201) regolavano le uniche automazioni del plastico.  Molti scambi erano ancora a comando manuale.  Il relais gestiva due treni che percorrevano il tracciato, inseguendosi e sostando a turno nel binario di raddoppio della stazione

 

Ecco S.Nazario, volumetricamente esuberante per la gestione di un unico ed esiguo binario morto, mentre assiste all'arrivo di una Aln 668 nuova di fabbrica.   La corretta rappresentazione ferroviaria della realtà lascia molto a desiderare ma la foto testimonia la ormai raggiunta presa di coscienza dell'estetica rivarossiana. Nella foto non era ancora presente il terminale 5512, provvisoriamente sostituito da un tender cannibalizzato da una locomotiva Lima e sdegnosamente accantonata (e a ragione!).  Ma finalmente le murature dei rialzati nel terreno sono di produzione Faller, molto aderenti alla realtà.

 

 

Finalmente!   La foto illustra il percorso gioiosamente intrapreso dall'autore per arrivare al titolo di fermodellista. In quasi 8 anni, partendo da uno sguarnito tavolo di legno e due cavalletti, Rivarossi mi aveva educato alla sensibilità fermodellistica per la riproduzione della realtà ferroviaria. Nella foto, la Gr 625 impegna la curva attorno alla stazione “Dubino” finalmente proporzionata al binario gestito. Banchine, catenaria, massicciata, fermata viaggiatori, convogli passeggeri e merci, sono tutti rigorosamente provenienti da Como. Le uniche eccezioni sono gli alberi, i veicoli, le figurine, lo scalo merci che però sono però di provenienza Faller, Wiking, Preiser. Non molti anni ancora, poi la splendida estetica rivarossiana sarà inquinata dall'arrivo di modelli in scala rigorosa, relegando gli appassionati prima in un'area di nicchia, destinata a scomparire, poi ad un semplice ruolo di appassionati collezionisti.  Ma l'entusiasmo, la generosità, l'intraprendenza, le capacità professionali ed industriali della storica Rivarossi lasceranno negli appassionati di tutto il mondo sensazioni e passioni irripetibili ed ancora inalterate

 

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