Pubblicità con Alessandro Rossi

(di Massimo Cecchetti e Giorgio Giuliani)

Alberto Perego ci ha fatto pervenire questa immagine pubblicitaria abbastanza sorprendente, in rapporto al periodo di pubblicazione.

 

La testata editoriale da cui è tratta dovrebbe essere "Topolino" edito dalla Arnoldo Mondadori, all'epoca un media di grande diffusione fra giovani e giovanissimi, come avvalorato anche dal lancio iniziale "Ragazzi, desidero fare.... " .

 

E come periodo si può presumere sia della fine degli anni '60 (la Big-Boy è del 1967)

 

Bellissima immagine di un ancor giovane Alessandro Rossi

Occorre però rimarcare una grande novità per l'epoca: la presenza del titolare d'azienda che si spende in prima persona per promuovere i propri prodotti.

Oggi siamo abituati ad aziende di dimensioni nazionali che come testimonial presentano i loro titolari (ricordiamo famosissime marche di tortellini, prodotti avicoli, enti bancari, ecc...).   All'epoca la cosa era decisamente forte, inusuale ed in qualche modo geniale.

 

 

La 691 parlante. Come rilevato da Luciano Luppi confonde destra e sinistra ...

Interessante anche la peculiarità di far parlare i soggetti con i fumetti (...ovviamente, si direbbe, data la tipologia della testata...).  Ricordiamo che a partire dagli anni '60, il "fotoromanzo" (racconto per immagini fotografiche con i personaggi che parlavano attraverso fumetti, con tematiche melliflue-sentimentali estremamente soporifere per il genere maschile, ma apprezzate dalla parte femminile della popolazione) era un genere largamente diffuso e seguito. E a questo si richiama il "far parlare" le locomotive a vapore attraverso i loro sbuffi di “fumetto”.

 

Colpiscono invece alcune ingenuità: come venga chiaramente sottolineato il funzionamento a corrente elettrica, come i piccoli treni non producano fumo (per la tranquillità delle mamme, la cui menzione avvalora la tesi di lettori in età giovanissima) e la mobilità dei pantografi. Dato che Rivarossi in quel periodo godeva di una straordinaria notorietà sarebbe stato opportuno sorvolare su simili dettagli, per quanto il messaggio fosse rivolto ad un pubblico giovane ed inesperto.

 

Particolare del plastico americano di fronte al quale posa Rossi

L'Ing. Rossi siede accanto al misconosciuto plastico americano di cui, da sempre, scarseggiano dati e materiale iconografico.  Qui lo vediamo, invece, in una ripresa addirittura a colori e appena aggiornato grazie alla sostituzione di un deposito locomotive con la stazione “old time” di Revell.  Il tutto per una coerente circolazione dei convogli d'epoca di provenienza Pocher.  Oltre a svariati carri merce, troviamo la diesel Krauss-Maffei in doppia trazione, la Reno  e le carrozze passeggeri "Heavy Weight".

 

Un fatto anomalo ed inconsueto (oltre che pericoloso) è infine costituito dalla totale assenza del logo Rivarossi a firma e certificazione della pagina.  Forse la certezza della fama acquisita negli anni dal marchio Rivarossi o più semplicemente ingenuità e poca professionalità nella progettazione. 
 

Anche l'impostazione grafica della pagina non è firmata (come invece faceva abitualmente Amleto Dalla Costa, grafico ufficiale di Rivarossi). Manca anche la precisa e personale impronta grafica di un professionista. Pure il simpatico ragazzino capostazione non sembra appartenere alla mano felice di Dalla Costa, generalmente più lieve ed estrosa.

 

Quindi una pubblicità per certi versi ingenua e forse poco professionale nella realizzazione, ma molto avanti nel contenuto. E che ci regala un'altra delle pochissime immagini conosciute di Alessandro Rossi nei suoi quasi quarant'anni di Rivarossi.

 

Lo "stile" dell'Azienda La Pubblicità