Uno dei lati oscuri di Rivarossi fu quello di aver dedicato un straordinario interesse alla produzione di motrici, con notevole esposizione finanziaria e ricerca tecnologica, ma di aver trascurato la progettazione di carri, soprattutto merci, per aggiornare i convogli. E con investimenti, tutto sommato, modesti. Ma mentre il mercato americano poteva vantare, come al vero, grandissime varianti nelle livree (oltretutto avendo a catalogo ben 16 tipologie diverse di carri) per il mercato italiano si preferì tenere in produzione per circa 40 anni le stesse tipologie di carri, alcuni dei quali diventarono addirittura anacronistici ed irreali. Dopo un lunghissimo travaglio economico l'Azienda decise di rinnovare il suo parco merci europeo e di mettere a catalogo la tramoggia Uas (1992), finalmente in scala corretta salvo la larghezza (dettaglio però pochissimo percettibile) e adattissima, grazie alla grande superficie della cassa, ad attraenti  ricoloriture. Ineccepibili la precisione dello stampo della cassa e l'incisione degli splendidi carrelli.

Questa tipologia di carro compare solo nel 1992 fra i rotabili italiani. Durante tutti gli anni '90 la Rivarossi dedicherà molto spazio sui cataloghi a questi nuovi carri presentati in moltissime varianti, soprattutto per il mercato europeo, quasi come per recuperare il tempo perduto nei quarant'anni precedenti in cui non ne aveva mai prodotto.