COME RIPORTARE A NUOVA VITA UNA LOCO DA BUTTARE

di Oliviero Lidonnici

 

 

SECONDA PARTE 

 RESTAURO FORMALE DELLA B&O N.96 CLASSE C 16a (RR 1225 del 1962)

 Riattivata la parte funzionale del modellino, è iniziato il restauro formale. Anche in questo caso, disponendo esclusivamente delle illustrazioni dei cataloghi RR e avendo molti dubbi e poche certezze ho chiesto aiuto agli amici del sito, che hanno inviato foto dei loro modelli, molto utili come base di riferimento per il restauro del mio.

 Prima di iniziare il restauro tutte le parti in plastica del modellino sono state lavate con sapone neutro e asciugate. Le parti metalliche pulite con solventi e disossidanti per eliminare residui di colla, di vernici e di ruggine.

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 SOSTITUZIONE PORTELLO DELLA CAMERA A FUMO 

La mancanza del portello della camera a fumo era grave: il pezzo era troppo complesso per poterlo riprodurre manualmente ma, per fortuna, alla Rassegna Nazionale di Avezzano ho incontrato l’amico Andrea Pratesi (il noto ricostruttore di accessori RR d’epoca) che aveva realizzato in resina il portello che mi mancava: così ho risolto il primo problema.

 Dovendo riverniciare la locomotiva e potendo scegliere, ho preferito un pezzo grezzo.

 Nella foto a destra si vede il portello, ancora grezzo, inserito, per prova, nel vano della caldaia della locomotiva da restaurare:  il portello, una volta stuccato e verniciato non si distinguerà dal pezzo originale RR.

 

 

 

 RIPARAZIONE DELLA CABINA

.RIDUZIONE DELLA CREPA (LATO DESTRO CABINA)

.La cabina presentava, sulla fiancata destra, una vasta crepa con perdita di materiale e colature di colla causate da un inadeguato tentativo di riparazione. Anche il finestrino era danneggiato. 

Ove possibile la colla è stata raschiata e la crepa stuccata con stucco da modellismo. Il finestrino è stato completato con una strisciolina di plasticard, tagliata a misura e incollata con colla cianoacrilica.

Dopo ritocchi con carta vetrata e limette, la cabina è stata verniciata a pennello con smalto sintetico nero satinato (Satin 85 Humbrol).

Per il colore del tetto della cabina si è preferito utilizzare una miscela di smalti acrilici così composta: 70% Rosso Fegato Puravest, 15% Blood Red Citadel e il restante 15% di Graveyard Earth Citadel, sporcato con una punta di nero satinato Puravest (max 2%)  , diluito con Crylavest  Puravest.

Nota: la differenza di colore nelle tre immagini soprastanti, purtroppo non rispecchia la realtà, dato che le tre foto, per ragioni tecniche, sono state scattate in condizioni di luce diverse, con conseguenti variazioni cromatiche. 

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MANCORRENTI VERTICALI CABINA

I mancorrenti originali in plastica erano mancanti e sono stati sostituiti da profilati di ottone (diametro 0,6 mm) piegati  come nella foto in basso). Per alloggiarli, dopo aver spianato le superfici interessate con la lima, la cabina è stata forata con il trapanino (punta da 0,8mm) ed i profilati inseriti nei fori e bloccati con collante cianoacrilico. (foto in basso)

In seguito i mancorrenti sono stati dipinti in nero insieme alla cabina (vedi foto in alto a destra)

 

 

 

RICOSTRUZIONE DI PICCOLI PARTICOLARI.

Basandomi su alcune foto, gentilmente inviate dagli amici del forum, ho sperimentalmente tentato di ricostruire i particolari tecnici mancanti sotto la fiancata sinistra della cabina.

Sono stati realizzati con plasticard, lavorato al tornio, e fili di rame, incollati con resine epossidiche e dipinti in nero acrilico Puravest.

 Non sono particolarmente soddisfatto del risultato e conto di rifare questo particolare non appena in possesso di documentazione più dettagliata.

 

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RICOSTRUZIONE DEI PREDELLINI MANCANTI.

I predellini anteriori della locomotiva sono stati realizzati prendendo a modello quelli del tender.

Dopo aver eliminato i moncherini residui dei vecchi montanti spezzati, ho realizzato i nuovi predellini, utilizzando ritagli di fogli e di profilati di plasticard incollati.

 

Metodo di lavoro per la ricostruzione di piccole parti: non comunico le misure degli elementi realizzati perché, pur disponendo di un ottimo calibro elettronico, me ne sono servito solo marginalmente.

Essendo i materiali plastici del modellino originale, realizzati mediante stampi, è raro trovare forme di perfetti parallelepipedi e spigoli vivi.

Inoltre assemblare pezzi molto piccoli, composti spesso da materiali diversi e incollati con collanti diversi, raramente porta a risultati geometricamente perfetti. Quindi, dopo la misurazione dell’originale da riprodurre, realizzo pezzi lievemente più grandi, poi arrotondo gli spigoli vivi con carta vetrata sottile, incollo le parti con pochissimo collante (solitamente cianoacrilico) e, dopo una prima asciugatura della colla, verifico l’esattezza della posizione e irrobustisco l’incollaggio. Quindi riduco e rettifico le parti in eccesso con piccole lime, carta vetrata e trapanino elettrico, munito, a seconda dei casi, di vari tipi di mole o micro-frese, confrontando continuamente con l’originale da riprodurre, fino ad ottenere forme e spessori corretti. In un certo senso preferisco il lavoro di scultore a quello di ingegnere.

Nella foto in alto si notano i quattro montanti dei predellini (volutamente più lunghi del necessario) già incollati.

 

Nella foto in basso a sinistra si  vede come incollare alla giusta altezza i predellini ai montanti, utilizzando uno spessore di appoggio, precedentemente tarato sulle altezze dei predellini del tender rispetto al binario. (collante per kits plastici Molak)

Dopo la  perfetta asciugatura della colla, la parte eccedente dei montanti è stata asportata e la zona del taglio smussata con una limetta.

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        .L’obiettivo prefissato per il restauro di questo modello non era il limitarsi all’esposizione statica all’interno di una polverosa bacheca ma un uso attivo, severo ed indiscriminato su qualsiasi plastico. Quindi era necessario irrobustire convenientemente elementi così esposti e delicati (come sono questi predellini) per evitare di vederli cadere in pezzi al primo deragliamento.

Nella foto in alto a destra si vede l’irrobustimento, ottenuto mediante quattro staffe realizzate piegando ad “L”  altrettanti spezzoni di tondino di acciaio armonico e posizionate con colla cianoacrilica.

Le staffe sorreggono le piattaforme dei predellini, irrobustiscono posteriormente i montanti e sono saldamente bloccate nel corpo (nero) del pancone, con una colata di resina epossidica.

 I tondini di acciaio sono stati, in seguito, ricoperti da altra resina epossidica in modo da fare corpo unico coi montanti di plastica.

  L’insieme è stato limato, scartavetrato e dipinto fino ad assumere la forma (più simile possibile) all’originale del modello RR.

 Nella foto a sinistra si vedono i predellini dopo una prima verniciatura a pennello (smalto acrilico Nero satinato Puravest )

 

 

 

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SISTEMAZIONE DELLA CALDAIA E DEI MANCORRENTI .

I mancorrenti sono stati smontati, le colature di colla, sulla caldaia, raschiate con taglierino e carta vetrata finissima ed i fori di alloggiamento dei sostegni dei mancorrenti stuccati e rettificati.

.VERNICIATURA DELLA CALDAIA

.Il portello della camera a fumo, il fumaiolo e la parte sottostante della caldaia, sono stati dipinti in colore grigio, a pennello, con una mescolanza di smalti sintetici Humbrol composta da: 60% di Satin 165 (grigio chiaro) e 40% di Satin 164 (grigio medio). Per la parte restante si è utilizzato lo smalto sintetico nero satinato (Satin 85).

La campana appariva sbiadita ed è stata dipinta con una mescola al 50% di bronzo ed oro chiaro ( smalti acrilici Citadel Tin Bintz  e Burnished Gold)

 

RIMONTAGGIO DEI MANCORRENTI

.Un problema da risolvere era la mancanza di quattro sostegni dei mancorrenti (due per fiancata).

Fortunatamente avevo conservato alcuni sostegni, avanzati da scatole di montaggio di locomotive italiane, uguali per forma e dimensioni ma bruniti in nero.

Non avendo ottenuto risultati con uno sverniciatore, ho dovuto raschiare il nero con una piccola spazzola rotante, metallica, montata su trapanino, fino a scoprire il metallo sottostante (operazione lunga e delicata a causa delle dimensioni minime degli oggetti).

La sorpresa è stata scoprire, sotto il nero, il dorato di una lega di ottone.

.Fortunatamente avevo cinque sostegni da sverniciare e ho risolto col montare, su una fiancata, cinque dei sostegni argentei originali della locomotiva e sull’altra i cinque dorati sverniciati.

.Ho rinunciato a raddrizzare i mancorrenti originali e li ho rifatti  utilizzando  un tondino di ottone [purtroppo di diametro (6/10) cioè lievemente superiore al dovuto].      

Mi riprometto di sostituirlo, se possibile.

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.RESTAURO DEL TENDER

.Il tender era meglio conservato della locomotiva ma lamentava comunque: 1) la totale perdita della scaletta destra, 2) incastro posteriore carrozzeria spaccato e incollato con conseguente impedimento di smontare la stessa dal telaio, 3) zavorra staccata e vagante all’interno della cassa, 4) tampografie, sul lato destro, in parte cancellate e altri piccoli danni. Inoltre resto dubbioso per la presenza del grosso dado che avvita il perno di aggancio alla locomotiva.(!?)

 

ZAVORRA TENDER.

Per sistemare la zavorra ho svitato il dado ma la carrozzeria non si è potuta aprire completamente, essendo stata incollata sul lato posteriore, per supplire alla perdita dell’incastro. (vedi foto a destra i danni indicati dalle frecce rosse)

Non volendo spaccare tutto, sfruttando l’elasticità della plastica, ho inserito una sottile pinzetta a becco, forzando la fessura formatasi dallo smontaggio del dado e ho estratto la zavorra (composta da una lastra di ferro, non molto spessa).

.Ho ripulito la lastra-zavorra dalla ruggine con carta vetrata e l’ho cosparsa di colla (Bostik Superchiaro). Quindi ho inserito con la stessa pinzetta la lastra nella fessura, tenendola aperta con le dita, (….non senza difficoltà!) e l’ho rimessa nella sua sede, incollandola al telaio. Infine ho richiuso serrando il dado (e….amen!)

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.RICOSTRUZIONE DELLA SCALETTA DESTRA DEL TENDER e RITOCCHI FINALI

.I moncherini residui della scaletta perduta sono stati spianati con taglierino e carta vetrata. Ne ho quindi iniziato la ricostruzione in plasticard, utilizzando, come modello, la scaletta sinistra, per fortuna rimasta ancora intatta. 

Per primi ho ricostruito i montanti verticali, mediante due barrette di plasticard lavorate con taglierino, lima e carta vetrata e li ho incollati al telaio con collante cianoacrilico.

In seguito, con quattro rettangolini dello stesso materiale (ma di minor spessore), incollati con collante liquido per polistirolo, ho realizzato i due gradini.

.Nota: L’uso di collanti diversi per lo stesso materiale ha uno scopo: il cianoacrilico fa subito presa e fonde poco la plastica. Il collante per polistirolo invece secca più lentamente permettendo di riposizionare il pezzo.

.Asciugata lo colla, la scaletta è stata dipinta in nero (acrilico) Puravest.

.Per ravvivare il nero della cassa mi sono limitato ad una rapida passata di smalto sintetico nero satinato (Satin 85), molto diluito, prestando attenzione a non coprire le tampografie, ritoccate poi a mano con smalto sintetico bianco (Satin 130 Humbrol ) utilizzando un pennello sottilissimo (5/0)

.Alla fine non ho resistito alla tentazione di dipingere i particolari dei ferri da fuoco e della parabola del faro del tender, con smalti acrilici Citadel : Bestial Brown per i manici in legno degli attrezzi, Chainmail , lumeggiato con Mithril Silver, per le parti metalliche e lavature di inchiostro Devlan Mud, per l’effetto chiaro-scuro.

.Ultime note sulla scelta dei colori: gli smalti sintetici sono stati impiegati sulle superfici vaste e piane e sui particolari difficili (ritocco tampografie) perché asciugano più lentamente e, pur se diluiti, hanno maggiore potere coprente. Gli smalti acrilici sono stati preferiti per dipingere i particolari e, sfruttandone la  rapida essiccazione e la viscosità,  per mascherare piccole crepe ed imperfezioni difficili da stuccare.

 

IL MODELLO FINITO

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La B&O 96  rinnovata  torna in servizio…..

 

Ringraziamenti

Ringrazio Gianguido per la “dritta” delle biro che mi ha permesso di fare scorta di microsfere.

Ringrazio Massimo e Bruno per le foto che mi hanno aiutato per il restauro formale.

E naturalmente ringrazio Marcello che mi ha regalato la B&O 96.

           [vedi: ”Le navi in legno di Marcello” su http://www.ferramatori.it/forum/viewtopic.php?f=128&t=1550 ]

Oliviero Lidonnici

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